Le Rsa lecchesi cambiano volto:
da ospizi a luoghi di vita ed incontro

Uno studio dell’Università Bicocca, condotto su sette strutture della provincia di Lecco, rivela come siano percepite sempre più come luoghi accoglienti e di socializzazione

Lecco

È molto tempo che l’immaginario collettivo legato alle case di riposo è cambiato. Una volta, anche in dialetto, si diceva: «L’hanno mandato all’ospizio», come fosse il (brutto) epilogo di una vita passata lavorando. Invece oggi la narrazione sulle nostre Rsa, fortunatamente, è cambiata: non più «posteggi» in attesa del fine vita, ma luoghi di vita. Oramai è sdoganato il concetto positivo: Rsa è luogo di incontro, di scambio, anzi una casa. In senso negativo, invece, viene vista come un ospedale.

A rivelarlo è stata la ricerca presentata da Laura Formenti e Gaia Del Negro dell’università Milano Bicocca nell’ambito del progetto «Rsa. Dove le generazioni si incontrano», promosso da sette Rsa della provincia di Lecco con ente capofila gli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi e finanziato dalla Fondazione comunitaria del lecchese - Fondo Aiutiamoci - e dalla Fondazione Fratelli Frassoni.

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