Addio ad Alfio Sassella, custode del Bitto

A Talamona oggi l’ultimo saluto ad Alfio Sassella, allevatore e fondatore del Consorzio di salvaguardia del Bitto storico. «Per tutti è stato una guida nelle pratiche tradizionali nelle quali credeva fermamente». Aveva 55 anni

Talamona

I suoi funerali si sono svolti oggi, ma il ricordo di Alfio Sassella, storico — nonostante i suoi soli 55 anni — allevatore di Talamona, resta indelebile in chi l’ha conosciuto.

Scomparso in seguito a una malattia che lo ha consumato, Alfio ha lasciato la moglie Sonia Marioli e i figli Manuela, di 16 anni, e Michele, di 12. Il diploma da perito meccanico lo aveva conseguito rapidamente, per poi dedicarsi fin da subito alla passione di una vita, che ha condiviso con la moglie e la sua famiglia: l’alpeggio e l’allevamento della Bruna Alpina.

Caricatore dell’Alpe Cavizzola, sulle Orobie fra la Valtellina e la Val Brembana, fondatore del Consorzio di salvaguardia del Bitto storico, Sassella — inconfondibile con il suo cappello sempre calcato sulla testa — amava profondamente il suo mestiere: «Che per me – queste le sue parole – è l’unico modo che conosco per vivere. Credo sia meglio essere stanchi e sfiniti alla sera, ma soddisfatti. Economicamente questo lavoro potrebbe essere più gratificante, per tutto quello che facciamo, ma non tornerei indietro per niente al mondo».

I ricordi si moltiplicano in queste ore. «È stato uno dei fondatori del gruppo, quando ancora si parlava dell’associazione produttori Valli del Bitto – racconta Carlo Mazzoleni, presidente del Consorzio di salvaguardia dello Storico Ribelle –. Per tutti è stato una guida nelle pratiche tradizionali nelle quali credeva fermamente, non per folklore, ma come possibilità concreta per il futuro. Quindi piangiamo la perdita umana e siamo vicini alla famiglia, ma anche quella professionale. Era la dimostrazione che le nostre non erano solo teorie, ma potevano essere una buona pratica, concreta e futuribile».

La moglie Sonia è stata una parte fondamentale della sua esistenza. «È una bravissima casara: è lei che fa il formaggio, mentre Alfio si occupava degli animali e del pascolo – prosegue Mazzoleni –. Sonia ha già preso l’impegno di concludere la stagione portando avanti l’alpeggio, come lui voleva. La speranza è che si possa trarre ispirazione dal suo operato e proseguire la sua attività».

Tutti gli associati dello Storico Ribelle salutano l’allevatore talamonese che, «con passione e dedizione, sacrificio e coraggio, ha creduto in un mondo che si pensava perduto: razze rustiche di montagna, sistemi di allevamento rispettosi dei ritmi naturali, conduzione dell’alpeggio in modo rigoroso per rispettare in pieno la biodiversità del pascolo e la meraviglia dell’ambiente alpino, di cui Alfio si sentiva parte».

Nicolò Quarteroni, vicepresidente dell’associazione “Bruna Alpina Originale”, di cui Sassella è stato presidente, sottolinea come «il mondo agricolo perda un grande protagonista e sostenitore della salvaguardia della razza. Un abbraccio alla famiglia, cercheremo di fare il possibile per starle vicino ed essere di aiuto in questo momento di dolore».

Cordoglio anche da Slow Food Italia: «In altre estati, Alfio sarebbe stato all’Alpe Cavizzola. Si sarebbe alzato all’alba per mungere e accudire gli animali, le sue vacche, le Brune originali. Alfio se n’è andato nel pieno della stagione in malga, che lui amava così tanto, in un momento in cui le ragioni delle sue battaglie purtroppo sono nuovamente in discussione. Lascia però una grande eredità alla sua famiglia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA