«Unirsi conviene»: la ricetta della Comunità montana Valtellina di Morbegno

Analisi sulla situazione dei comuni: «Razionalizzare è una necessità»

Morbegno

Riordino e gestione associata delle funzioni dei comuni: gestire il cambiamento per non subirlo i temi più rilevanti approfonditi nei loro aspetti critici e nelle loro potenzialità legate allo sviluppo del territorio, ma anche le prospettive di intervento e una lista di azioni consigliate.

È il contenuto del rapporto “Riordino e gestione associata delle funzioni dei Comuni”, uno strumento che la Comunità montana Valtellina di Morbegno ha fornito ai sindaci dei Comuni del mandamento, al termine di un percorso con incontri e interviste, curato dai tecnici del progetto Italiae, promosso dal dipartimento degli Affari regionali e delle Autonomie, che supporta contesti locali nello sviluppo di percorsi di gestione associata.

«Abbiamo promosso questa iniziativa con l’intento di informare i sindaci, offrendo dati ed elementi per una valutazione sulle prospettive di rafforzamento della gestione associata dei servizi, sulle unioni e sulle fusioni di Comuni - spiega il presidente Maurizio Papini -. Viviamo una fase di grande cambiamento che investe anche i nostri Comuni, aggravando le criticità nel reperimento di personale. La riorganizzazione amministrativa è oggi una necessità evidente».

La Comunità Montana Valtellina di Morbegno riunisce 25 Comuni per un totale di oltre 47 mila abitanti, dal più popoloso, Morbegno, il capoluogo, con poco più di 12mila abitanti, al più piccolo, Pedesina, che ne conta 35. Nei 25 Comuni lavorano 212 dipendenti, di cui 185 a tempo pieno, dai 66 di Morbegno ai 3 di Pedesina, per oltre il 90% assunti con contratto a tempo indeterminato che, nel 14,2% dei casi, svolgono attività in più ambiti. Il 18% ha preso servizio negli ultimi due anni. L’analisi ha fatto emergere una forte disomogeneità, anche tra Comuni con dimensioni analoghe: a fronte di difficoltà diffuse nel reclutamento dei dipendenti, sono i Comuni più piccoli a faticare maggiormente, poiché queste figure si devono occupare di aspetti e attività molto diversi tra loro. Una criticità che si evidenzierà ancora di più con i pensionamenti previsti, che entro il 2030 coinvolgeranno almeno 11 funzionari, 15 istruttori e 15 operatori, con la necessità di un turn over di quasi il 20%.

Le dimensioni organizzative, nella maggior parte dei Comuni, non consentono di presidiare tutti i servizi di competenza che, quindi, vengono esternalizzati, soprattutto a privati, per la manutenzione del territorio ma anche per servizi quali trasporto scolastico e mensa fino al settore economico-finanziario. Ad arginare il problema vi è una accentuata propensione a collaborare tra amministratori pubblici, oltre al ruolo forte dell’ente comprensoriale che svolge 17 servizi per i Comuni, tra cui ufficio tecnico, Suap, catasto, protezione dati, buste paga e contributi, nucleo di valutazione e servizi sociali.

«La difficoltà a trovare e a trattenere personale in servizio, specialmente in alcuni ruoli, è evidente e tutti i Comuni, in misura più o meno marcata, la sperimenta, quindi si interviene mettendo pezze - sottolinea il presidente Papini -. L’associazione di servizi diventa quindi una scelta obbligata così come i ragionamenti in ottica di una più accentuata collaborazione. Questo studio pone l’accento sul sistema organizzativo di gestione dei servizi comunali nel suo complesso più che sulla geografia e i confini comunali, fornendoci importanti indicazioni che ci saranno utili per la programmazione e le decisioni che saremo chiamati a prendere».

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