C’è una valtellinese a bordo delle navi dirette a Gaza e attaccate dai droni

Le parole di Susanna, imbarcata in Sicilia: «Ci hanno stordito con petardi per tutta la notte. La questione non è solo palestinese, ma riguarda i diritti umani»

Sondrio

«In piazza con ancora più forza, accanto a Susanna e a tutti gli attivisti presenti sulle imbarcazioni». I presidi quotidiani delle sette vele valtellinesi organizzati dal 31 agosto in appoggio alla missione della Global Sumud Flotilla nel suo viaggio di umanità e di giustizia verso Gaza da ieri assumono un valore ancora maggiore che ha a che fare anche con la protezione.

Su una delle quindici navi attaccate nelle acque internazionali a sud di Creta nella notte tra martedì e ieri con droni, bombe sonore, spray urticanti e ordigni c’è infatti anche Susanna, “Su”, la valtellinese che si è imbarcata in Sicilia e che proprio lunedì in occasione della manifestazione pro Pal davanti alla Prefettura di Sondrio aveva mandato un messaggio audio.

«La questione di Gaza non è solo una questione palestinese - aveva detto -, ma riguarda il concetto stesso di umanità, di quei diritti che dovrebbero essere la base della vita e mai messi in discussione. Cambiamo le cose ora prima che sia troppo tardi. Pretendiamo un mondo più giusto e più umano, un mondo in cui la Palestina sarà libera e noi con lei».

Ieri mattina Susanna ha tranquillizzato sulle sue condizioni i familiari naturalmente preoccupati dopo avere sentito le notizie della notte: «Hanno colpito anche la nostra imbarcazione (il cui nome non viene specificato per motivi di sicurezza, ndr) - ha fatto sapere -. Erano droni armati, probabilmente per spaventarci e sono andati avanti tutta la notte. Hanno lanciato stordenti e cose che sembrava petardi. Stiamo tutti bene, ma le nostre vele sono state danneggiate». Una scelta quella di colpire le vele dettata dal tentativo di rallentare la corsa della Flotilla.

Nessun ferito, fortunatamente, ma alcune imbarcazioni sono state danneggiate e non potranno proseguire la navigazione con le vele: la Zefiro ha riportato la rottura dello strallo di prua, uno dei sostegni dell’albero, la Morgana e la Luna Bark hanno avuto danneggiata la randa, la vela principale. Colpita anche la Taigete. La nave Alma è stata la prima ad essere sorvolata e poi colpita. Altre imbarcazioni hanno subito danni minori.

Dopo la notte di paura e rabbia, le tensioni rimangono elevate e la Global Smut Flotig ha pubblicato un appello a difesa della missione messa in acqua per portare aiuti umanitari al popolo palestinese che ormai è allo stremo dopo due anni di violenza. «Esigiamo che tutti gli stati membri dell’Onu e in particolare quelle nazioni che hanno persone a bordo delle imbarcazioni garantiscano e facilitano immediatamente una protezione efficace, tra cui scorta marittima, osservatori diplomatici accreditati e una presenza protettiva manifesta, affinché la flottiglia possa avanzare in sicurezza senza ostacoli e il diritto prevalga sulle azioni di annientamento».

Per garantire assistenza a i cittadini italiani presenti sulla Flotilla la notte scorsa il ministro della Difesa Guido Crosetto ha autorizzato l’intervento immediato della fregata multiruolo Fasan della Marina militare che era in navigazione a nord di Creta nell’ambito dell’operazione Mare Sicuro. Crosetto ha anche detto di aver informato l’addetto militare israeliano in Italia, l’ambasciatore italiano e l’addetto militare a Tel Aviv e l’unità di crisi della Farnesina.

Nel corso del presidio di ieri sera a Sondrio – una settantina di persone presenti – sono state lette le testimonianze di chi era a bordo delle navi, compresa Maria Elena Delia, coordinatrice della Global Sumud Flotilla: «Siamo stati attaccati da almeno 15 droni – racconta -. Prima hanno scaricato sostanze urticanti, poi hanno prodotto bombe sonore ed infine si sono schiantati addosso alle barche. Sono quattro o cinque le imbarcazioni danneggiate. tra cui la nostra, e non potranno più navigare a vela. Sono state colpite le imbarcazioni di Italia, Inghilterra e Polonia. È stato come un attacco ai tre Paesi. È un episodio molto grave che crea un precedente. Ci auguriamo che la politica intervenga». Ma indietro non si torna.

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