
Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 23 Agosto 2025
Crisi Melavì, il presidente si difende: «Abbiamo lottato per salvare la cooperativa»
Daniele Pasini replica alle accuse: «Nessuno ha deciso di staccare la spina»
Ponte in Valtellina
É precisa la replica di Daniele Pasini, presidente della cooperativa Melavì di Ponte in Valtellina, in via di cessazione per effetto della crisi che l’ha investita, rispetto al contenuto della lettera anonima circolata alcuni giorni fa a Ponte nella quale si parlava addirittura di una “disfatta pilotata della crisi”.
Ci eravamo rivolti alla presidenza per avere il punto di vista societario al riguardo, che in quel frangente non ci era stato fornito, ma, ora, il presidente preferisce fare chiarezza.
«É surreale il solo pensiero che qualcuno abbia “deciso la fine di Melavì”, come asserito nella lettera anonima, che, al di la del suo sensazionalismo, non rivela assolutamente nulla di concreto salvo mettere insieme frammenti di voci rabberciate qua e la senza alcun costrutto - dice Pasini -. Ricordo che parliamo di una situazione di crisi manifesta da tempo, con una situazione debitoria pure nota, al pari della progressiva erosione del prodotto conferito. Dal 2017, in seguito ad una liquidazione molto bassa dei soci conferitori, molti di loro hanno deciso di uscire dalla cooperativa con un’emorragia protrattasi fino agli anni 2022-2023 tale da provocare un crollo del conferito passato da 280mila a 70mila quintali di mele. Eravamo 400 soci, oggi siamo una 70ina. Poi, il Covid e la crisi energetica del 2022 hanno fatto il resto e non è più stato possibile risollevarsi. Io sono subentrato nel giugno del 2024 alla guida del sodalizio, già nel pieno della composizione negoziata avviata il marzo precedente e, poi, alla luce, purtroppo, del suo esito negativo, insieme a tutto il cda abbiamo deciso di presentare in Tribunale un piano di concordato preventivo semplice, procedura comunque a sfondo liquidatorio, non certo soft, ma volta a salvaguardare per quando possibile il patrimonio aziendale e morale della cooperativa a beneficio dei creditori e del territorio. L’alternativa purtroppo era solo la liquidazione coatta. Gli amministratori in carica, quindi - sottolinea il presidente -, hanno scelto di non abbandonare la nave, ma responsabilmente hanno operato per proteggere il patrimonio aziendale anche da aggressioni individuali».
Il piano di concordato semplice è al vaglio del Tribunale e la prossima udienza è fissata al 16 ottobre, intanto, il raccolto delle Gala è iniziato e seguiranno tutte le altre varietà, al netto dei problemi connessi allo stoccaggio del prodotto e dei debiti che i soci conferenti ancora hanno con Melavì, per 2,8 milioni di prestito societario sui libretti di deposito, per 1,5 milioni sul mancato incasso sul raccolto 2024, e per 500mila euro sul mancato incasso dell’ultimo rateo del raccolto 2023. Crediti che i conferenti vantano, ma che vanno purtroppo in coda a quelli di banche, dipendenti e fornitori.
«Tutti noi soci, me compreso, usciamo stremati da due anni molto difficili e stiamo vivendo questa fase, del nuovo raccolto, con difficoltà, però tengo a precisare che quanto scritto nella lettera anonima rispetto all’avvicinamento con una cooperativa piemontese che avrebbe voluto subentrare a Melavì non è esatto. Non intendeva subentrare, ma supportare la nascita dalle ceneri di Melavì di un nuovo sodalizio “valtellinese” tra produttori locali già facenti parte della nostra cooperativa. Le problematiche di natura finanziaria, la necessità di nuovi investimenti da parte dei soci già stremati e una situazione ancora molto incerta in ordine alla procedura hanno complicato non poco lo sviluppo di questo progetto. Però, con la cooperativa piemontese è aperto un tavolo per la commercializzazione delle Rockit, per cui nulla è precluso».
Infine c’è il tema dei cassoni e delle celle per stoccare il prodotto che, già oggi, viene portato fuori provincia.
«Riguardo ai cassoni Melavì ha venduto decine di migliaia di pezzi negli ultimi anni col placet di tutti - dice il presidente -. Nel marzo del 2024 ne avevamo 60mila a fronte di un’esigenza di meno di 30mila. Nel maggio scorso se ne contavano 35mila, e oggi il problema sono i 4mila venduti in Piemonte su espressa autorizzazione del tribunale? Molto interessante, infine - conclude Pasini - la proposta di costituire una rete di imprenditori locali per ridare slancio alla frutticoltura grazie anche all’interessamento degli assessori Massimo Sertori e Alessandro Beduschi. E fondamentale sarebbe poter far perno sullo stabilimento di Tovo per lo stoccaggio in cella e anche per evitarne il depauperamento. Purtroppo la richiesta di utilizzo avanzata da un’azienda produttiva locale è stata respinta dal Tribunale, ma non certo per volontà di Melavì. Anzi, speriamo questa situazione possa sbloccarsi, sarebbe un toccasana per noi».
L’inoltro di una nuova istanza, par di capire, è nell’aria.
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