Global Sumud Flottila : l’attivista valtellinese Susanna Bargauan è tornata.

Ieri il volo- La donna riaccolta all’aeroporto della Malpensa dai propri cari dopo la detenzione in un carcere israeliano

Sondrio

Fino all’ultimo i famigliari di Susanna Bargauan, 32enne residente in un paese dell’Alto Sondriese, membro di una delle imbarcazioni della Global Sumud Flottila abbordata da navi militari israeliane e che è stata poi trasferita in un carcere israeliano, non sapevano quando avrebbero potuto rivederla.

Ma, finalmente, ieri sera, l’aereo che ha riportato a casa gli ultimi attivisti della Flotilla è atterrato all’aeroporto di Malpensa e Susanna ha trovato la sua famiglia lì ad attenderla per abbracciarla. Susanna fa parte – lo ricordiamo – del gruppo di persone che hanno rifiutato l’espulsione volontaria, cioè non hanno voluto firmare il foglio di autodenuncia per il rimpatrio, un documento in cui si accetta di essersi introdotti illegalmente nello Stato israeliano.

La conseguenza è stata che la giovane, artista circense che studia all’università a Bologna, ha dovuto quindi trascorrere un periodo di detenzione in Israele prima di essere espulsa da un giudice in maniera coatta. «Purtroppo sono stati giorni pesanti, perché non abbiamo avuto molte informazioni su Susanna e su come e quando sarebbe tornata in Italia – fanno sapere i familiari, poco prima di partire per Milano -. Non siamo neppure riusciti a sentirla o a chiamarla, perché ci hanno detto che non hanno nulla con sé, solo i vestiti che hanno indosso. Niente cellulare o altro. Per fare i biglietti di rientro sono stati in ambasciata e i funzionari della stessa erano in aeroporto per metterli sui voli».

La famiglia confida che Susanna stia bene e che non abbia troppo sofferto, anche se le testimonianze emerse nelle ultime ore dagli altri attivisti già rientrati non lasciano sperare in bene. Susanna era partita con la Flotilla «per fermare il genocidio in corso, per portare aiuto e cibo, in particolare latte in polvere per i neonati – hanno riferito i famigliari –. Il fine era rompere l’assedio navale, consegnare gli aiuti e tornare indietro».

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