Molestie alla figlia in affido: la ragazzina dal giudice

La vittima dei presunti abusi ascoltata dai giudici. Presente anche l’indagato, un uomo residente in Val Chiavenna arrestato a giugno

Sondrio

Prosegue senza soste l’inchiesta che, lo scorso fine giugno, aveva portato in carcere un uomo residente in Valchiavenna con un’accusa pesante come un macigno: atti sessuali con minore. La vittima sarebbe una ragazzina in affido, da circa quattro anni, alla famiglia valchiavennasca: quando venne a galla la vicenda fu allontanata dal nucleo famigliare per essere accolta in una struttura protetta.

Nei giorni scorsi si è svolto l’incidente probatorio, ovvero l’audizione in modalità protetta della minore che è parte offesa, per cristallizzare il suo racconto. Nell’udienza sono intervenuti il gip Fabio Giorgi, il pm Chiara Costagliola, in sostituzione del collega Daniele Carli Ballola titolare del fascicolo impossibilitato quel giorno a esserci, l’avvocato Paolo Pedroncelli di Morbegno per la ragazzina nominato dal curatore della stessa, ossia l’avvocatessa Danisa Mazzoni di Morbegno, e il penalista Francesco Romualdi di Sondrio che difende l’indagato, quest’ultimo anch’egli presente in aula, accompagnato dagli agenti di Polizia Penitenziaria.

La minore, con l’ausilio della professionista incaricata dell’assistenza, la psicologa e psicoterapeuta Maria Cristina Silvestri con studio a Sondrio, ha cercato di ripercorrere le vicende al centro dell’inchiesta e lo ha fatto in maniera sofferta e frammentata, comprensibilmente vista la tensione in udienza, ma seguendo le emergenze processuali e, in particolare, il contenuto della messaggistica telefonica rinvenuta sui dispositivi in uso alle parti.

«Il procedimento - si limita a dire l’avvocato Francesco Romualdi - è stato quindi aggiornato in attesa delle perizie biologiche disposte sugli indumenti della minore ad oggi non ancora disponibili».

Rimane il massimo riserbo su una vicenda che ha scosso l’intera Valchiavenna e i cui contorni sono al vaglio della magistratura, mentre la difesa attende l’esito degli accertamenti scientifici prima di avanzare eventuali richieste al giudice delle indagini preliminari. I presunti abusi contestati non contemplano tutti gli anni di permanenza nell’abitazione di un paese della valle della Mera della giovanissima, che oggi ha fra i dodici e i tredici anni, ma alcuni mesi di quest’anno 2025, ossia quelli della scorsa primavera. Prima, infatti, non ci sono stati problemi per quella ragazzina sfortunata alla quale le istituzioni avevano cercato un posto per farla crescere in serenità, in un ambiente educativo adatto alla sua età. Le difficoltà sono emerse quando, piano piano, è divenuta più grandicella, andando per finire nell’orbita degli interessi proibiti del capofamiglia, secondo le indagini dei carabinieri. Il magistrato, a un certo punto, con la super visione del procuratore Piero Basilone, aveva chiesto e ottenuto dal gip Fabio Giorgi l’emissione di un provvedimento di custodia cautelare in carcere a carico dell’indagato il quale, nel frattempo, dalla Casa circondariale di via Caimi, a Sondrio, venne trasferito in una Casa di reclusione apposita per accogliere presunti sexual offender, ossia il penitenziario dei Piccolini di Vigevano in provincia di Pavia. Il caso era esploso grazie alla sorella maggiore che aveva scoperto e informato i Servizi Sociali i quali raccontarono alla Procura di Sondrio, dando così il via all’indagine affidata ai carabinieri della caserma di Novate Mezzola (paese diverso da quello dei fatti al centro delle indagini). Le giovani sono state allontanate dalla famiglia affidataria, per essere accolte in una struttura protetta. Gli accertamenti furono svolti in totale riservatezza al punto che anche la consorte ha scoperto che il coniuge era inquisito per un reato di tale gravità soltanto quando i carabinieri di Novate Mezzola bussarono alla sua porta per arrestarlo all’alba di sabato 21 giugno.

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