Omicidio di Poggiridenti, la prima denuncia nel 2024

Emilia Nobili era andata dai carabinieri il 16 ottobre, ottenendo l’allontanamento e l’arresto di Mohamed Rebani per maltrattamenti e lesioni. Ma dopo sei mesi l’aveva fatto tornare a casa

Poggiridenti

Il calvario di Emilia Nobili era iniziato nell’ottobre del 2024. O, quantomeno, il 16 ottobre dell’anno scorso è la data della prima denuncia presentata dalla donna, 75 anni, insegnante di Lettere ora in pensione, che giovedì sera è stata uccisa brutalmente, a coltellate, dal marito Mohamed Rebani, marocchino di undici anni più giovane, che aveva sposato una trentina di anni fa. Lui, musulmano, si era convertito al cristianesimo e si erano sposati in chiesa con rito cristiano cattolico.

Difficile ricostruire il passato familiare di Rebani, difficile dire se già in tempi precedenti avesse messo in atto comportamenti maltrattanti o se, invece, tutto sia iniziato improvvisamente nove mesi fa. Ecco, però, quello che sappiamo con certezza: Emilia Nobili il 16 ottobre dell’anno scorso va dai carabinieri e denuncia il marito, con cui viveva al terzo piano della palazzina in contrada Nobili, a Poggiridenti, dove giovedì scorso è stata uccisa. Le accuse: maltrattamenti e lesioni. Due giorni dopo, il 18 ottobre, gli viene notificata la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare con divieto di avvicinamento alla persona offesa, ossia la moglie, disposta dall’Autorità giudiziaria. E lo stesso giorno i carabinieri di Sondrio lo hanno arrestato proprio per la flagranza della violazione del divieto di avvicinamento.

Insomma, le forze dell’ordine avevano preso assolutamente sul serio quella denuncia, l’Autorità giudiziaria aveva valutato la pericolosità dell’uomo e disposto una misura cautelare importante, che lui aveva subito violato finendo in carcere in via Caimi. Infatti, il 21 ottobre, su disposizione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sondrio, gli veniva applicata la misura della custodia cautelare in carcere. Mohamed Rebani ha trascorso sei mesi nel carcere sondriese. Il 24 aprile scorso, poi, è comparso davanti al giudice ed è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione, con contestuale liberazione per sospensione condizionale della pena. A giugno, poco più di un mese dopo, Emilia Nobili lo ha riaccolto in casa.

Secondo chi le stava vicino, era stata circuita e plagiata, tanto che lui l’aveva convinta a riaccoglierlo in casa. «L’ultima volta che l’ho incontrata abbiamo parlato della difficile situazione che stava vivendo, del resto in paese da tempo se ne vociferava – afferma sgomento il sindaco di Poggiridenti, Giovanni Piasini –. Mi aveva parlato della diffida che suo marito aveva ricevuto dopo che lei lo aveva denunciato per percosse, gli era stato notificato un divieto di avvicinamento. Lei era preoccupata, non per sé stessa, ma per lui. L’idea che fosse in mezzo a una strada la angosciava».

Addolorata e sconvolta l’avvocato Cristina Bordoni, che da tempo la assisteva e se ne prendeva cura. Contattata da noi, per il momento chiede rispetto per una donna buona, a cui intende dare giustizia. «Emilia era riuscita a denunciare, a mandarlo in carcere, ma quando è uscito lui l’ha circuita e plagiata, tanto da farsi accogliere in casa - riesce a dirci -. La violenza si è insinuata dentro casa. Chi ama non usa la violenza, e chi conosce questa materia sa che sono proprio i momenti di pace ad essere quelli più preoccupanti, perché comincia la manipolazione».

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