
Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 23 Settembre 2025
Ponte in Valtellina, nella crisi Melavì spunta anche un “corvo”. E c’è chi vende le mele in Trentino
La cooperativa, con un’esposizione debitoria di 23 milioni, affronta le decisioni del Tribunale. I frutticoltori cercano alternative per il raccolto.
Ponte in Valtellina
Negli anni passati c’erano stati più di un segnale della crisi sempre più pesante di Melavì, la cui sede principale è a Ponte in Valtellina. Basti pensare al verbale di un’assemblea di due anni fa quando il presidente «informa i presenti che sono sempre più numerose le richieste di rimborso del prestito sociale da parte dei soci che apparentemente non credono più che la cooperativa sia in grado di fare fronte ai propri impegni. Ormai le richieste di rimborso sono ampiamente superiori ai 500mila euro mentre le compensazioni operate sui libretti, riconducibili a compensazioni o acquisti di prodotti dai servizi per i soci, ammontano a ulteriori 650mila euro».
E il commercialista di Morbegno, Simone Martinalli, nominato perito dal Tribunale di Sondrio, rileva che «come è facilmente intuibile, tale dinamica indebolisce ulteriormente la cooperativa già esposta a una rilevante tensione finanziaria. A maggior ragione, dunque, non risulta comprensibile per quale ragione la società abbia ritenuto di non coinvolgere i soci nella trattativa stragiudiziale volta a consentire il risanamento aziendale e la prosecuzione dell’attività, rispetto alla quale i conferitori ne costituiscono presupposto indispensabile».
Al punto che lo stesso Consiglio di amministrazione temeva che parte dei soci non credesse più nella cooperativa. Fioccano, infatti, le richieste di recesso dei soci i cui frutteti, oltre che nella zona di Ponte in Valtellina e Chiuro con Tresivio, si trovano a Villa di Tirano, Tirano, Sernio, Lovero e Tovo Sant’Agata.
«Il successivo verbale del 30 ottobre 2023 - scrive nella sua relazione conclusiva il perito Martinalli, incaricato nella veste di ausiliario della procedura di concordato semplificato dalla giudice Sara Cargasacchi - riferisce il fatto che tutti i consiglieri erano stati destinatari, al pari dei soci, di comunicazioni Whatsapp, mail e comunicazioni scritte, sottoscritte da un socio, dal suo coniuge e dal collaboratore aziendale che diffondevano informazioni allarmanti sulla società sollecitando i soci a ribellarsi, attaccando con espressioni sconvenienti e diffamatorie l’operato dei vertici di Melavì e trasmettendo informazioni a Enti esterni e a partner commerciali».
Ora, a crisi di Melavì esplosa con un’esposizione debitoria di circa 23 milioni e in attesa delle decisioni finali che dovrebbero essere prese a metà ottobre dal Tribunale del capoluogo valtellinese, diversi frutticoltori del territorio sono impegnati nel raccolto, da non mandare perso.
«Alcuni miei colleghi - spiega Egidio Moltoni, 32 anni, frutticoltore di Ponte in Valtellina impegnato con successo nel settore da parecchi anni - consegnano i raccolti alle cinque-sei aziende del territorio rimaste, di medie e piccole dimensioni. Alcuni, invece, hanno deciso di portare i frutti in Piemonte. Io, ad esempio, le vendo al Trentino, ma è un peccato avere perso la nostra cooperativa di riferimento con il marchio valtellinese. In futuro che succederà? Dovremmo riuscire a trovare una soluzione per ripresentarci uniti sul mercato con il nostro prodotto di qualità. Serve un’entità in grado di promuovere al meglio la mela valtellinese».
Secondo Moltoni «non c’è più spazio, come invece avveniva sino ad alcuni decenni fa, per gli hobbisti. Fra burocrazia e richiesta di certificazioni, oggi serve un impegno a tempo pieno: per chi lavora i campi per hobby non esiste più margine di guadagno. Dobbiamo essere capaci di rilanciare il comparto: basteranno i bandi regionali a invogliare i giovani a coltivare la terra?».
Insomma, l’attività di una sorta di “corvo” non faceva che appannare ulteriormente l’immagine di una Coop già in gravi difficoltà.
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