Sciopero per la Palestina, insegnanti in piazza: «Coerenza tra ciò che insegniamo e la vita»

Aule vuote in diversi istituti della Valtellina: molti docenti hanno aderito allo sciopero generale per protestare contro la guerra a Gaza

Sondrio

«Caro diario, questa mattina sono andata a scuola però i prof non c’erano». Questo potrebbe scrivere una delle tante studentesse o uno dei tanti studenti che questa mattina si sono recati a scuola, come tutte le mattine, ma non hanno trovato i propri docenti ad accoglierli in aula.

Molti insegnanti sono rimasti a casa, altri sono scesi in piazza per manifestare contro quanto sta accadendo in Palestina. A Tirano, un gruppo di insegnanti della provincia di Sondrio che ha aderito allo sciopero generale proclamato da diverse sigle sindacali si è ritrovato per confrontarsi e discutere su come affrontare il tema al rientro a scuola e su come parlare di Gaza agli studenti.

Tra i presenti, provenienti dagli istituti comprensivi di Tirano, Teglio e Bormio e dall’istituto superiore Pinchetti, anche Luca Cometti, docente di lettere, musicista e attivista per la Palestina: «Tra tutti i servizi, la scuola è l’ultimo che dovrebbe chiudere. Ma in questa situazione drammatica di immobilismo generale, l’unico modo per scuotere le coscienze è stato quello di lasciare la scuola – spiega Cometti –. Tra gli insegnanti che hanno deciso di scioperare è forte il bisogno di coerenza tra ciò che si insegna e ciò che si testimonia con la propria vita».

Gli fa eco la docente Rita Sala: «In tutte le terze parlo sempre del genocidio del Rwanda: non posso non parlare di cosa sta accadendo a Gaza. Diversi insegnanti negli anni passati hanno affrontato il tema del conflitto israelo-palestinese, ma adesso ciò che sembra urgente non è soltanto dare coordinate geografiche e storiche, bensì non far passare sotto silenzio la condanna allo sterminio attuato dallo Stato d’Israele».

Il professor Andrea Mazzoleni aggiunge: «Per la guerra in Ucraina ci si è mossi immediatamente come società civile, condannando l’aggressione della Russia. Per la Palestina è più difficile, perché ogni iniziativa di sensibilizzazione e denuncia di ciò che sta accadendo viene guardata con sospetto dalle istituzioni».

Spesso si dice che insegnare non è solo un mestiere, ma una missione. «Una volta si diceva “Semina e va’” – ricorda un’altra docente – perché chi insegna spesso non vede i frutti del proprio lavoro. L’importante è seminare e farlo con passione, come accade in molte delle nostre aule: portare la vita nella scuola, portare il mondo, perché i ragazzi e le ragazze di oggi siano accompagnati e supportati da adulti che li mettano nelle condizioni di scoprire la verità e formarsi una coscienza critica. A volte l’esempio vale più di molte parole: non vedere i propri insegnanti a scuola, il lunedì mattina, è certamente un segnale che qualcosa di grave sta avvenendo nel mondo, ed è nostro dovere aprire gli occhi anche su ciò che non ci piacerà».

© RIPRODUZIONE RISERVATA