
Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 20 Settembre 2025
Stalking e calunnia: condannato anche in Appello
Confermata la sentenza per un 35enne residente a Tirano
Tirano
Un 35enne residente a Tirano all’epoca della sentenza di primo grado nel Tribunale del capoluogo valtellinese, ossia nel marzo del 2024, era stato condannato dalla giudice Giulia Estorelli a due anni e quattro mesi di reclusione per stalking e calunnia e si era dichiarato innocente. Pochi giorni dopo la pronuncia di colpevolezza annunciò di volere ricorrere in Appello non appena sarebbero state rese disponibili le motivazioni della condanna. A suo favore aveva richiamato il principio del “ne bis in idem” che sancisce “il divieto di nuovo giudizio per l’imputato assolto o condannato in via definitiva per lo stesso fatto, anche se considerato diversamente per titolo, grado o circostanze”. Inoltre, aveva dichiarato ai cronisti l’intenzione “di organizzare con il supporto e l’aiuto dell’associazione sulle ingiustizie un evento cittadino sulla vicenda”. Aveva criticato pure l’operato dei media che avevano dato notizia, a suo dire, su opinioni soggettive del legale delle controparti. E aveva affermato che in occasione dell’evento pubblico avrebbe reso note alcune registrazioni audio, a prova di quanto da lui sostenuto.
Ora, invece, dal Palazzo di giustizia di Milano è arrivato per lui un altro esito negativo: i giudici milanesi hanno confermato la sentenza di condanna di primo grado per il 35enne definendo “totalmente infondato” il suo ricorso. Nel frattempo, in Valtellina, non ci sono mai stati né comizi sostenuti dalla non meglio definita associazione, né scottanti rivelazioni da parte dell’imputato che si era proclamato vittima di un errore giudiziario.
Il reato di stalking gli era stato contestato per la condotta tenuta nei confronti di una donna, mentre quello di calunnia aveva avuto come parte lesa un brigadiere dei carabinieri, Valerio Polo, classe 1975, tra i più brillanti investigatori del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Sondrio. Il militare, per la denuncia all’epoca ricevuta, fu soggetto a trasferimento. Sia la donna che Polo sono stati assistiti dall’avvocato Francesco Romualdi con studio professionale nel capoluogo valtellinese. Il legale, pure lui oggetto a suo tempo degli strali del condannato, non intende rilasciare commenti “non perché io tema qualcosa – afferma il penalista – ma unicamente perché non ho il tempo per seguire tutte le esternazioni del 35enne se poi il tempo è veramente galantuomo”.
Invece, l’investigatore dei carabinieri, dopo avere subito le conseguenze professionali di una denuncia che si è rivelata infondata nei suoi confronti, vuole dire qualcosa: è tornato a svolgere il suo servizio al Comando provinciale dell’Arma di Sondrio.
«Ho subito un blocco della mia carriera – dichiara infatti Valerio Polo, protagonista in passato di importante operazioni in particolare nel contrasto allo spaccio di stupefacenti – a causa di questo individuo, ma ho sempre avuto la massima fiducia nella magistratura e nell’Arma dei Carabinieri cui ho dedicato la mia intera esistenza lavorativa con onore e fedeltà. Immagino che il condannato – visto che nonostante abbia un lavoro gode del gratuito patrocinio – quindi non paga l’avvocato, ma lo paghiamo noi con le nostre tasse, proverà anche a fare ricorso in Cassazione, ma, come si dice in questi casi, il tempo farà giustizia: prima o dopo sconterà la sua pena».
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