
Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 25 Luglio 2025
Tassa per i frontalieri, «una beffa»
Il patto per il Nord contro la Lega: «Hanno perso il contatto con la realtà»
Sondrio
Anche Jonny Crosio, referente per la provincia di Sondrio di Patto per il Nord, torna sul tema della tassazione dei vecchi frontalieri per rimpinguare le casse della sanità pubblica locale, evidenziando la netta contrarietà sua e del movimento alla soluzione prospettata a livello regionale.
Pochi giorni fa è infatti giunta la conferma da parte di Regione dell’applicazione del contributo del 3% della paga netta dei vecchi frontalieri, minimo, ma bollato come del tutto inefficace al fine «di fermare l’emorragia dei lavoratori frontalieri impiegati nel comparto sanitario verso la vicina Svizzera - dice Crosio -, è come vuotare il mare con un cucchiaino».
Per Crosio «sulla questione dei frontalieri, Sertori e la Lega hanno perso il contatto con la realtà - dice -. Prima di mettere le mani nelle tasche dei frontalieri, violando l’accordo internazionale sottoscritto, dovrebbero lasciar perdere il faraonico progetto del ponte sullo stretto di Messina e utilizzare i 13 miliardi di euro di costi ipotizzati per rafforzare la sanità lombarda e nazionale. Patto per il Nord - insiste Crosio - non ignora il problema della carenza di personale sanitario in Italia. Per questo, anziché puntare sulla cosiddetta tassa sulla salute, propone l’istituzione a livello nazionale di una sorta di “prestito d’onore”, senza garanzie, destinato agli studenti di Medicina, da restituirsi senza interessi dopo dieci anni dall’abilitazione con l’obbligo di prestare servizio nella sanità pubblica per almeno cinque anni, come avviene negli Stati Uniti. Una misura che non risolverà il problema nell’immediato, ma che potrà contribuire in modo determinante negli anni a venire. La politica dovrebbe fare proprio questo, mettere in campo strategie oggi per guardare con più serenità al domani».
Ricordiamo che alla conferma dell’introduzione del contributo al 3% sul reddito dei frontalieri, ha fatto seguito anche la richiesta delle parte sindacali di Cgil, Cisl e Uil di trasformarla in un contributo volontario ed è venuta avanti la possibilità di destinare il 30% del ricavato a politiche per i frontalieri stessi, mentre il sindacato cattolico ticinese ha bollato la proposta come «iniqua in quanto i frontalieri già contribuiscono al sistema».
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