
Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 30 Agosto 2025
Tresivio, gli scavi rivelano: il sito risale alla tarda antichità
Gli scavi nell’area del Calvario svelano le fasi di vita del sito fortificato. Ritrovato un muro con arcate cieche di epoca antecedente al Medioevo.
Tresivio
Che il castello di Tresivio fosse fra i più antichi della Valtellina lo si ventilava già da tempo, ma la scoperta della campagna di scavo, condotta dall’archeologo Federico Zoni dell’università di Bergamo, all’interno del progetto Interreg “Archeologia alpina. Luoghi, presenze, strategie Archeo.Alps”, ha ora dato elementi più certi per affermarlo: il rinvenimento di un meraviglioso muro con arcate cieche, costruito prima che ci fosse il castello, risalente forse alla tarda antichità, epoca di transizione dal mondo antico a quello medievale.
Sono in corso da due settimane e proseguiranno ancora per tutta la prossima settimana gli scavi nell’area del Calvario a Tresivio, con una quindicina di studenti delle università di Bergamo e Milano, che stanno approfondendo quanto lasciato in sospeso dalla campagna di scavo del 2024. L’attenzione è puntata sull’area immediatamente a ridosso di una delle torri del castello e sull’area dove c’è il muro di cinta, dietro la chiesa del Calvario, una delle prime aperte nel 2023. «Stiamo riportando in luce le fasi di vita del castello che gli scavi archeologici stanno dimostrando aver avuto una vita molto lunga – afferma l’archeologo e docente Federico Zoni –. A differenza di altri siti che nascono direttamente come centri fortificati nel Basso Medioevo, dunque a partire dal Xii secolo in avanti, a Tresivio abbiamo una storia diversa, perché abbiamo ormai dimostrato che quello che diventa il muro di cinta del castello medievale è un muro con arcate cieche più antico, forse risale alla tarda antichità o all’Alto Medioevo».
Prima che ci fosse il castello medievale, cioè, c’era già un sito fortificato. «È una cosa abbastanza eccezionale e, soprattutto, è eccezionale lo stato di conservazione di quel muro, innalzato all’interno per 4 metri e all’esterno per 6 metri. Si conoscono altri siti, in generale nelle Alpi, che vengono edificati durante l’ultimo arretramento del confine dell’impero romano fra V e Vi secolo, però di così ben conservati ce ne sono ben pochi in tutto il nord Italia», puntualizza Zoni. In questo settore il team ha esaurito il bacino stratigrafico, scavando tutto il sedimento archeologico presente, e ha ricostruito le fasi di evoluzione del castello.
Nell’altro settore, a ridosso della facciata del Calvario, c’è invece un muro di fondo che era una torre: una classica torre duecentesca a pianta quadrangolare, di 6 metri di lato, molto imponente con uno spessore di muratura di circa un metro e mezzo. Dunque, ce la dobbiamo immaginare alta almeno una decina di metri. «La torre, a un certo punto, è crollata perché ha ceduto lo spigolo nord-orientale e lo si capisce chiaramente da come sono conservati i muri – sottolinea Zoni –. Davanti al Calvario abbiamo scavato una serie di piani d’uso. Per spiegare meglio, una volta che la torre viene costruita ovviamente si accumulano all’esterno dei battuti di terra sui quali le persone camminano, e anche i materiali che abbiamo raccolto sono coerenti con la cronologia ipotizzata per la torre, ovvero di metà Duecento. Adesso siamo scesi con gli scavi oltre questi piani d’uso e stiamo trovando le fasi più antiche del castello, come il muro, con senso est-ovest, che è stato tagliato nel momento in cui hanno costruito la torre medievale. È un muro antico, “pieno” medievale. Abbiamo trovato, su uno di questi piani d’uso, anche un bel focolare. Non dobbiamo pensare a un’abitazione, però, ma a uno spazio aperto con focolare che veniva acceso semplicemente per scaldarsi».
Zoni conclude: «Sappiamo che, in Valle nell’XI secolo, il vescovo di Como aveva delle sue proprietà, e il castello era una di queste. Quindi quello di Tresivio era un sito piuttosto importante rispetto alla geografia politica della Valtellina».
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