Un parco paesaggistico in Valmalenco? Sertori dice sì

L’assessore regionale alla Montagna sposa la proposta di Jacopo Merizzi

Sondrio

Un Parco paesaggistico della Valmalenco?. Si può fare. Lo pensa l’assessore regionale alla Montagna Massimo Sertori che interviene rispetto la proposta di Jacopo Merizzi storico scalatore e guida alpina legato con un cordone stretto alle montagne della Valmalenco così come a quelle della Val Masino, come dice il suo curriculum denso di attività alpinistica che conta più di 40 vie nuove in Val di Mello. E proprio la Val di Mello sarebbe un esempio da seguire, vista la presenza di una riserva.

Merizzi ha lanciato l’idea di un Parco paesaggistico della Valmalenco dai 1.800 metri in su. «L’istituzione del parco “Bernina” sopra i 1.800 metri in Valmalenco ha un senso – comincia a dire Sertori -. Ritengo che sopra a una certa quota la Valmalenco sia uno dei posti più belli dell’intero arco alpino e mi pare che l’istituzione di un parco sia una proposta che merita di essere approfondita». Un approfondimento però che a giudizio dell’assessore regionale deve tenere conto di una serie di paletti e delle sensibilità diverse. «È necessario valutare i possibili vincoli che non devono mettere in difficoltà la popolazione o diventare motivi di ulteriore burocrazia che grava sui cittadini – precisa Swrtori -, ma premesso questo, un parco può valorizzare in Italia e nel mondo un territorio che dal punto di vista paesaggistico e ambientale è straordinario, deve essere preservato e allo stesso tempo consentire uno sviluppo sostenibile. Sull’argomento dunque mi confronterò sia con l’amico Jacopo sia con i rappresentanti istituzionali a partire dal sindaco e l’amministrazione di Chiesa Valmalenco. Tali processi, infatti, devono necessariamente essere condivisi dai territori e certo non imposti». Un’apertura insomma quella dell’amministratore regionale nei confronti dell’invito di Merizzi che nasce dal bisogno «urgente e profondo di dare finalmente alla nostra valle una visione. Un’identità. Un futuro. E questo futuro, io lo vedo solo passando per una parola chiave: Parco»- ha detto lo scalatore. Un Parco in un’area fatta di ghiacciai, vallate glaciali, foreste selvagge, laghi alpini, «una bellezza che ti mozza il fiato. E poi l’unico 4.000 interamente lombardo, il Bernina. Merizzi cita a questo proposito un modello che fatto scuola: quello svizzero dell’ Engadina che è Parco già nel 1914. Per poi passare all’attualità. «Oggi non esiste meta turistica di qualità che non sia anche riconosciuta come Parco: dal Gran Paradiso alle Dolomiti, dallo Stelvio alla nostra vicina Val di Mello. E allora, perché non qui?. Avete idea di cosa significherebbe mettere sotto il cappello di un Parco i prodotti, le storie, i saperi della Valmalenco?. Il burro e il formaggio dei nostri alpeggi. Le pentole in pietra ollare, i Pedü. I trekking, i rifugi e gli alberghi di valle». Quindi ha lanciato una provocazione. «Da ambientalista, qualcuno dirà che sono blasfemo. Che sono un venduto alla corte dello sci di pista. Ma io propongo uno scambio, anche per smuovere i “poteri forti” e rompere l’immobilismo: Il riconoscimento della testata della Valmalenco come Parco, in cambio dell’impianto che da Campolungo salga fin sul Sasso Nero. Anche in Engadina ci sono impianti: il Diavolezza, il Corvatsch. eppure nessuno osa dire che non siano parte di un turismo di qualità. Perché lì si è scelto come farli, dove farli, e perché farli. Serve intelligenza, pragmatismo, cura, coraggio, amore». s.ghe.

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