Mese, ipotesi idrocarburi in falda: Arpa chiede nuove verifiche

Dopo lo sversamento di olio dielettrico da un trasformatore, Arpa chiede a E-Distribuzione ulteriori accertamenti sulla qualità delle acque e la rimozione dei rifiuti.

Mese

Idrocarburi che potrebbero essere arrivati alla falda: occorre un supplemento di indagine. Sono passati tre anni dall’episodio che ha visto protagonista la cabina primaria di Mese di E-Distribuzione, situata in via Mera, a poche decine di metri dal depuratore della zona, ma la vicenda è ancora lontana dalla parola fine.

Era il 28 giugno 2022 quando, a causa di un malfunzionamento di un trasformatore, era avvenuta una fuoriuscita di olio dielettrico con successiva combustione. Subito E-Distribuzione si era attivata per la messa in sicurezza d’emergenza del sito attraverso la rimozione del terreno toccato dallo sversamento e la successiva verifica dell’eventuale contaminazione attraverso l’analisi di tre campioni prelevati sul fondo dello scavo. L’indagine preliminare aveva rilevato la presenza di idrocarburi pesanti superiori ai limiti di legge in un punto. Altre indagini hanno confermato l’esito, individuando la presenza di una potenziale contaminazione da idrocarburi pesanti. Quindi, altri due saggi di scavo in due punti diversi. Uno è stato interrotto a 11 metri di profondità, senza intercettare la falda. Gli esiti sono stati confortanti. L’altro, invece, non ha dato esito perché nel sottosuolo è stato trovato un po’ di tutto: macerie da demolizione, rifiuti tessili, pezzi di plastica e pneumatici d’auto. Da tutto questo insieme di indagini è derivata una conferenza dei servizi per valutare la situazione, che ha dato esito negativo.

L’agenzia regionale per l’ambiente Arpa ha espresso parere contrario: «L’analisi di rischio proposta – si legge nel parere – non prende in considerazione il percorso di lisciviazione (cioè il passaggio a strati di terreno inferiori dovuto al percolamento dell’acqua, nda) e trasporto in falda in quanto viene sostenuto che nel sondaggio sia stato intercettato il substrato roccioso alla profondità di circa 8 metri senza riscontrare la presenza della falda». Un’interpretazione che Arpa ritiene non corretta perché l’agenzia crede che si tratti di un singolo masso, come dimostrerebbe il fatto che a 350 metri di distanza sia presente un pozzo pubblico potabile in via Secchi.

«Il rischio – conclude Arpa – non risulta essere accettabile. Si ritiene necessaria la verifica diretta della qualità delle acque sotterranee». Bisogna, insomma, scavare ancora e raggiungere la falda per altre analisi. Arpa conclude sottolineando come, per quanto riguarda i rifiuti trovati sottoterra, si resta in attesa di proposte operative da parte di E-Distribuzione.

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