Verso la fine del processo ex Falk
«La popolazione ne ha risentito»

Ieri a Sondrio l’udienza sulla presunta mancata bonifica dell’area di Novate. Il pm ha chiesto ai giudici di assolvere i rappresentanti delle società ma accusa enti e Arpa

Sondrio

Il processo, a Sondrio, a nove imputati e tre società sulla presunta mancata bonifica dell’area ex Falck di Novate Mezzola e della discarica di scorie del Giumello, a Samolaco, si sta avviando verso la fase conclusiva dopo che il Comune di Novate ha depositato le proprie memorie e conclusioni sulla base dei numerosi documenti a oggi disponibili. Il pm Giulia Alberti, nell’ultima udienza di ieri, ha intanto pronunciato le sue richieste. E a parlare sono state anche le difese degli imputati, dei responsabili civili, tranne una che interverrà in una prossima udienza, già calendarizzata, con gli avvocati che hanno invocato le assoluzioni per tutti i propri assistiti. Il magistrato Alberti, nel corso del suo articolato intervento, ha chiesto ai giudici di assolvere i rappresentanti legali delle società rinviate a giudizio e i vari dirigenti delle stesse con la formula “per non avere commesso il fatto”, relativamente all’omessa bonifica. E ha, inoltre, escluso un’eventuale responsabilità delle società stesse.

Invece, il rappresentante della pubblica accusa ha chiesto che vengano condannati i funzionari e dipendenti di enti pubblici di Regione Lombardia, Arpa Lombardia e Provincia di Sondrio che, a vario titolo, hanno seguito i lavori legati al procedimento connesso alla bonifica. L’inquinamento viene riconosciuto come avvenuto, ovvero che non sono stati realizzati tutti gli interventi di bonifica programmati o, comunque, previsti dal progetto approvato all’epoca da Regione Lombardia. Nell’udienza fissata per il 14 luglio prenderà la parola l’ultimo avvocato che ancora non ha illustrato la propria arringa, poi prima della fine di ottobre dovrebbe esserci la tanto attesa sentenza.

Intanto il pm Alberti ha chiesto la condanna a dieci mesi di arresto per ciascuno degli imputati che non siano manager o rappresentanti legali delle società. In particolare il Comune, nella sua memoria, contestava che si dichiarasse che «gli interventi erano stati realizzati secondo il progetto approvato nel 2001 ed erano stati ultimati» mentre le barriere idrauliche non erano state realizzate come da progetto. Nel mirino il certificato di avvenuta bonifica. Veniva, inoltre, osservato che «i risultati dei campionamenti si basavano su monitoraggi non conformi» e che «le relazioni delle campagne di monitoraggio venivano sottoscritte esponendo risultati dei campionamenti nonostante ci si basasse su monitoraggi incompleti».

Ora viene indicato come «inquinamento tuttora permanente, segnalando che la situazione non è stata risolta», sottolinea il sindaco Fausto Nonini. Il Comune di Novate Mezzola rileva, inoltre, che la certificazione di avvenuta bonifica sia pervenuta solo nel 2015 a fronte dei lavori “ultimati” nel 2004, a distanza di oltre 11 anni e il motivo - secondo le accuse degli attuali pubblici amministratori - è chiaro. «Gli obiettivi di bonifica prevedevano il non superamento di una concentrazione di cromo esavalente pari a 30 microgrammi/litro per un periodo di almeno un anno consecutivo. Su questo tema va chiarito che il limite massimo previsto dalla legge per la concentrazione di cromo esavalente nelle acque è di 5 microgrammi/ litro, quindi anche la definizione del limite 6 volte superiore a quanto previsto dalla normativa è oggettivamente in contrasto con essa».

E il sindaco Nonini aggiunge: «A distanza di anni dall’apertura del procedimento e con migliaia di pagine di documentazione tecnica dove sono illustrate le criticità riscontrate nell’intervento di “messa in sicurezza” risulta palese, purtroppo, che in questa vicenda più di qualcosa non abbia funzionato. E a farne le spese è stata la popolazione».

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