
Cronaca / Tirano e Alta valle
Lunedì 23 Giugno 2025
Omicidio-suicidio a Villa di Tirano: «Emilio adorava sua madre. Da qualche mese soffriva di depressione»
«Per me, anzi per tutti noi, Miglio era un fratello». Fatica a non commuoversi Pietro Magro titolare della Fratelli Magro officine meccaniche dove lavorava l’uomo che ha ucciso la mamma e poi si è sparato
Villa di Tirano
«Per me, anzi per tutti noi, Miglio era un fratello». Fatica a non commuoversi Pietro Magro titolare della Fratelli Magro officine meccaniche di Villa di Tirano, specializzata nella realizzazione di componenti meccaniche e macchine speciali, dove Miglio Del Dosso Vanari lavorava in pratica da sempre. Pietro Magro ha impostato il rapporto di lavoro con i suoi collaboratori – 25 in tutto – sulla reciproca fiducia, tanto che davvero la Fratelli Magro, che nel 2023 ha festeggiato i cento anni di istituzione, è come una grande famiglia. Della quale Miglio, classe 1974 che avrebbe compiuto 51 anni il 12 agosto, era entrato a far appena appena ottenuto il diploma alla scuola professionale a 18 anni. Dunque da circa 32 anni era parte del team della nota azienda villasca dove operava come fresatore, «un bravissimo fresatore», sottolinea il suo titolare.
«Non ha fatto in tempo a finire le scuole professionali che era già qui con noi a lavorare – ricorda Pietro Magro -. Erano gli anni ’92-’93 quando io stesso ho iniziato a lavorare sulla macchina fresatrice che avevamo acquistato e, quando Miglio è arrivato, ho insegnato a lui che è sempre andato avanti in questi lunghi anni. C’era un rapporto di vera fratellanza. E devo dire anche con sua mamma, Maria Borserini. Fino a tre o quattro anni fa, prima che non riuscisse a muoversi, la signora Maria passava in officina al pomeriggio per bere un caffè insieme a noi».
Ma ci sono un “poi” e un “dopo”. Che secondo Magro è coinciso con l’incidente in moto – la sua passione - che Del Dosso Vanari ha avuto e che l’ha costretto quasi ad un «cambio di vita». Diceva: «Oh che disastro, come faccio ora con mia mamma inferma ed io con le stampelle?». Miglio non era sposato e viveva con la sua mamma. Fatto sta che è andato in crisi. In maniera così improvvisa e inaspettata.
«È purtroppo precipitato negli ultimi due mesi, ha cominciato a non stare bene e soffrire di un po’ di depressione – dice Magro -. Non c’è niente da nascondere. Parliamo di una malattia che oggi si cura e di cui non ci si deve, di certo, vergognare. Aveva ripreso a lavorare dieci giorni fa e si impegnava al massimo. Ci diceva: “Adesso riprendo, perché devo proprio farlo, devo ricaricarmi. Ma non è stato così o non ha avuto abbastanza tempo per ricaricarsi». La tragedia umana, purtroppo, si è consumata. «Stamattina appena lo abbiamo saputo, in officina eravamo tutti sotto choc – sempre il titolare -. Ho chiesto ai miei ragazzi: “Cosa facciamo?”. Ma eravamo tutti disorientati. Allora siamo stati mezz’oretta insieme e poi abbiamo chiuso l’azienda, perché tutti avevamo - e abbiamo - addosso questo grande peso nel petto e nel cuore. Nessuno aveva la testa per lavorare e c’era magari anche il rischio che qualcuno si facesse male. Ci vuole un po’ di tempo per recuperare un po’ di lucidità. Quanto a me, sono qui in ufficio più che altro a fare telefonate. Ho parlato poco fa con il tecnico che veniva a mettere a posto la fresatrice ed anche lui non ci credeva. Quando succedono queste cose sembra di dire che chi è mancato era il più bravo, ma era veramente così nel caso di Miglio. Lo assicuro».
E c’è una cosa di cui Pietro Magro non riesce a farsi una ragione: «La sua mamma Miglio la adorava. In tutti questi anni insieme, mai una volta che l’ho sentito parlare male o solo infastidito della signora Maria. Anzi il suo pensiero fisso era come stava lei». Pietro Magro, proprio come un fratello attento e sensibile prima ancora che come titolare, ha percepito che qualcosa non andava e alcuni giorni fa si è ritrovato con Miglio e ha chiamato anche un amico medico in modo che ci potesse essere un confronto, in modo che potessero conversare, parlare in un luogo tranquillo, “protetto”, come era per Miglio la sua sede di lavoro. «Avevo capito che era in difficoltà, per cui ho provato a fare qualcosa. Insieme al medico abbiamo dato alcuni consigli e, proprio questa settimana, avrebbe dovuto iniziare un percorso psicologico – conclude l’imprenditore -. E pensare che sabato pomeriggio, quando l’officina è chiusa, è passato per chiedermi cosa avremmo fatto lunedì. Ecco, uno come fa a pensare che sarebbe poi successa una cosa del genere?»
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