Mondiale Marche e Giro d’Italia

Quella che oggi in Formula Uno si chiama “Classifica Costruttori”, una volta era definito “Mondiale Marche”. senza riferimenti alla Regione che oggi invece è diventata una sfida ad alto livello nella politica italiana.

La terra di Giacomo Leopardi e Raffaello Sanzio va al voto, prima tra altre sei Regioni, in questo mese di settembre. E l’esito della consultazione potrebbe avere ripercussioni pesanti sul governo, ma anche trasformarsi, tanto per restare nella metafora sportiva cambiando però disciplina, in una sorta di Giro d’Italia.

I principali concorrenti nelle Marche sono il presidente uscente di centrodestra, Francesco Acquaroli , e Matteo Ricci, candidato del campo largo, europarlamentare ed ex sindaco di Pesaro.

Il secondo, uscito solo un po’ impolverato da un’inchiesta giudiziaria, appare in leggero vantaggio nei sondaggi. Se dovesse riuscire nell’impresa di spodestare Acquaroli, innescherebbe un domino che, partendo dal Veneto, potrebbe arrivare fino alla Lombardia, dove però il successore del leghista Attilio Fontana (non più candidabile perché al secondo mandato) sarà scelto solo nel 2028.

Un successo del centrosinistra nelle Marche, oltre a galvanizzare l’allegra brigata di Elly Schlein e Giuseppe Conte, toglierebbe una presidenza di Regione a Fratelli d’Italia, partito di larga maggioranza, sia pure relativa, nel Paese e ancor di più dentro il centrodestra. Chiaro che questo porterebbe Giorgia Meloni a chiedere la candidatura in Veneto, dove l’amatissimo “Doge” del Carroccio, Luca Zaia, potrebbe correre solo come consigliere avendo anch’egli almeno due mandati alle spalle.

Non a caso , il centrodestra, sulla scelta dell’aspirante al trono della Serenissima, sta facendo una melina degna del calcio d’antan e certo la decisione sarà presa solo dopo l’esito delle urne marchigiane.

Rinunciare al Veneto, però, complicherebbe non poco, dentro e fuori il partito, la vita del vice premier Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, che, fra un Frecciarossa in ritardo e un Ponte sullo Stretto da costruire, deve ancora ricordarsi che il Nord resta il “core business” del suo partito. Ecco perché, nei giorni scorsi, ha abbandonato il Papete di Milano Marittima (peraltro danneggiato dal tornado dei giorni scorsi) per costeggiare l’Adriatico più a sud e galvanizzare i trenta leghisti in lista per il Consiglio regionale.

“Bisogna vincere – ha detto il Capitano – altrimenti potrebbero essere dolori”. Forse per il governo, certamente per lui.

Chiaro che, di fronte all’eventuale sconfitta di Acquaroli, il vicepremier potrebbe affondare sulla debolezza degli esponenti di FdI, aprendo però un fronte caldo nella maggioranza di governo.

Oppure rassegnarsi e tentare di mantenere almeno la guida della Lombardia, altro territorio cardine del Nord che, con il Veneto appaltato al partito della premier, potrebbe restare all’alleato. Però, come detto, qui si voterà tra più di due anni, che nella politica di oggi sono un’era geologica. In mezzo, oltretutto, ci saranno le elezioni politiche del 2027.

Come ha detto qualcuno, meglio l’uovo oggi che la gallina domani. Soprattutto perché quest’ultima, nel frattempo, potrebbe essere già finita in pentola.

@angelini_f

© RIPRODUZIONE RISERVATA