
Cronaca / Circondario
Domenica 25 Maggio 2025
Nove anni fa le operazioni a Lecco: il pugile dell’Isis preso dalla Digos
Arresto di uno studente egiziano a Montevecchia: i precedenti. Da Valbrona Berisha ad Abderrahim Moutharrik, passando per Alice Brignoli e il marito Mohamed Koraichi. Un filo rosso che collega la brianza
Lecco
Lecco e la jihad. Da Valbrona Berisha ad Abderrahim Moutharrik, passando per Alice Brignoli e il marito Mohamed Koraichi. Un filo rosso che collega la brianza lecchese - Barzago e Bulciago - con Lecco, Valmadrera e il meratese.
Negli ultimi dieci anni, infatti, sono state molte le indagini che hanno riguardato la nostra provincia e il terrorismo nero.
Era il 28 aprile 2016 quando la digos di Lecco arrestò Abderrahim Moutharrik, all’epoca 28 anni, campione di pugilato in Svizzera e residente a Lecco con un lavoro a Valmadrera, la moglie Salma Bencharki, Koraichi Wafa e Abderrahmane Khachia, fratello di un foreign fighter morto.
Moutharrik era in contatto diretto con Mohamed Koraichi - in quel momento arruolato nelle truppe dell’Isis - attraverso cui riceveva ordini da un califfo nero che gli comandava di attaccare Roma e il Vaticano.
Moutharrik e la moglie, secondo gli investigatori, stavano organizzando un viaggio per raggiungere la Siria dove, assieme ai loro due bimbi di 4 e 2 anni, sarebbero andati a combattere per il sedicente Stato Islamico.
E il pugile avrebbe dato la propria «disponibilità a compiere le azioni terroristiche richieste, chiedendo soltanto che i figli potessero raggiungere lo stato islamico prima di passare all’azione».
Nella sua abitazione di Lecco, gli inquirenti avevano trovato un pugnale simile a quello usato dai combattenti dell’Isis. L’arma era custodita nell’apposita custodia e nascosta all’interno di uno zaino sotto il materasso.
Sul suo telefono erano stati trovati filmati di esecuzioni effettuate dai jihadisti e aveva ricevuto un audio in cui gli veniva ordinato dai un Califfo dell’Isis di compiere un attentato in Italia, a Roma, in Vaticano, prima di raggiungere la Siria.
«Per questi nemici lo giuro: se riesco prima a mettere in salvo la mia famiglia, giuro sarò io il primo ad attaccare questa Italia crociata. Voglio essere il primo, con la volontà di Dio, la attacco nel Vaticano» è infatti il testo di un messaggio intercettato dagli inquirenti e inviato in quelle settimane da Moutharrik a Koraichi.
Nel corso dei processi che hanno portato a una condanna a sei anni per terrorismo internazionale, Moutharrik si era difeso in questi termini: «Vedendo le immagini dei bambini martoriati volevo andare in Siria ad aiutare la popolazione e non arruolarmi nell’esercito dell’Isis».
Dopo 2.055 giorni, aveva finito di espiare la condanna scontata fra il carcere di Sassari e quello di Rossano (Cosenza). Durante gli anni trascorsi in prigione, Moutaharrik era stato protagonista anche di qualche disordine costatigli qualche settimana in più di reclusione e il trasferimento in Calabria.
Inoltre gli è stata revocata la cittadinanza italiana, oltre alla patria potestà dei due figli. Dopo la scarcerazione è stato espulso in Marocco.
Lo stesso destino era toccato due anni prima alla moglie Salma Bencharki, anch’essa condannata per il medesimo reato e i medesimi fatti, ma alla pena di tre anni
© RIPRODUZIONE RISERVATA