Scritte pro Cospito in Valtellina, condanne miti: multe e obbligo di ripristino

Sondrio

La montagna ha partorito il classico topolino. Il giudice del Tribunale di Sondrio, Giulia Estorelli, senza controrepliche dalle parti, dopo mezz’ora di Camera di Consiglio, nell’udienza conclusiva di oggi ha condannato la giovane a 1200 euro di multa, con esclusione dell’aggravante, e lui a 700 euro. Concedendo ai due imputati il beneficio della sospensione della pena, ma con l’obbligo del ripristino dei luoghi o del rimborso delle spese a enti o privati se abbiano già provveduto. E a entrambi è stata concessa la non menzione sul casellario giudiziario. Insomma, per alcuni capi d’accusa è intervenuta l’assoluzione, per altri una riqualificazione nell’imputazione meno grave e, in ogni caso, c’è stato un pronunciamento soft. La dottoressa Estorelli, infine, ha annunciato che serviranno 90 giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza.

Nella notte dell’11 gennaio di due anni fa le scritte apparvero sulle mura della Casa circondariale di via Caimi, a Sondrio, nella galleria che conduce al Centro commerciale Iperal sempre in città e sulle pareti di un istituto di istruzione superiore a Morbegno. Si trattava di scritte chiaramente riconducibili alla vicenda-Cospito, all’epoca ristretto in carcere in regime di detenzione dura.

«Se muori ti vendicheremo. Cospito libero dal 41 bis», una delle scritte con accanto una A cerchiata che riportava all’ambito anarchico. Come altre ne apparvero, a quei tempi, in mezz’Italia.

A indagare per gli episodi di Sondrio era stata la Digos della questura di Sondrio, mentre per quelli di Morbegno i carabinieri della locale caserma con i colleghi del Nucleo Investigativo del Comando provinciale. Il magistrato titolare dell’inchiesta, Stefano Latorre, dispose anche delle perquisizioni domiciliari sfociate nel sequestro di alcuni volantini di chiara matrice anarchica, ma vennero analizzati a fondo pure i cellulari dei due sospettati e, inoltre, furono analizzate le immagini registrate di alcune telecamere.

Nei guai erano finiti Pietro Tognoli, classe 1956, operaio specializzato, e Veronica Maione, classe 1994, assistente sociale, lei molto attiva nelle iniziative al quartiere della Piastra, entrambi residenti a Sondrio, che nella penultima udienza avevano reso spontanee dichiarazioni leggendo una sorta di comunicato che faceva riferimento alla pesantezza della carcerazione al 41 bis. I loro avvocati, Margherita Pelazza e Benedetto Ciccarone di Milano, in un’aula abbastanza gremita di pubblico di amici dei due imputati giunti da Lecco (come in aula alla lettura della sentenza), chiesero l’assoluzione per i loro clienti contestando che fossero stati loro ad avere utilizzato l’auto per gli spostamenti e ad avere effettuato le scritte. Il pm Giulia Alberti, invece, aveva chiesto la condanna a cinque mesi per Tognoli e a 4 mesi e venti giorni per Maione, ritenuta colpevole di un episodio in meno. Gli episodi complessivamente contestati furono 8, la maggior parte dei quali a Morbegno. E va, inoltre, detto che il reato di danneggiamento è stato derubricato in quello meno grave di imbrattamento.

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