Omicidio di Esino, Biffi ricorre in appello contro la condanna a 24 anni

Luciano Biffi, condannato per l’omicidio di Pierluigi Beghetto, fa appello contro la sentenza di primo grado. Il suo avvocato punta a ridurre la pena contestando l’aggravante dei futili motivi.

Esino Lario

Depositato il ricorso in Corte d’Appello contro la condanna a 24 anni di reclusione stabilita dai giudici d’Assise a Como lo scorso marzo nei confronti di Luciano Biffi, responsabile dell’omicidio di Pierluigi Beghetto, ucciso a Esino Lario il 21 aprile 2024. A impugnare il provvedimento di primo grado è il difensore di Biffi, l’avvocato Giorgio Pagnoncelli, che punta a una riduzione della pena di fronte alla corte milanese di secondo grado.

Alla base del fatto di sangue c’erano incomprensioni di vicinato, dovute soprattutto a sacchi di pallet lasciati all’ingresso della casa. Futili motivi, dunque: un’aggravante che la difesa ha contestato, ma che è stata invece riconosciuta sussistente nel verdetto che ha portato ai 24 anni di reclusione.

Secondo l’avvocato Pagnoncelli, le ragioni che hanno portato allo scoppio di rabbia omicida per l’imputato rappresentavano motivi di “vitale importanza”. Il suo assistito si sarebbe sentito sfidato dall’atteggiamento della vittima, considerato “provocatorio e sfidante”. «Mi ha provocato. Non volevo ucciderlo, ma poi non so cosa sia successo e l’ho colpito», aveva riferito in aula l’imputato al momento di rilasciare spontanee dichiarazioni che avevano provocato la rabbia dei parenti della vittima.

Beghetto, residente in Brianza ma molto legato alla comunità di Esino, era stato ammazzato a colpi di falcetto. Il giorno del delitto, il 21 aprile 2024, era stato lo stesso Biffi a chiamare i carabinieri e a farli intervenire a Esino, in via Verdi, davanti alla palazzina dove vivevano lui stesso e la vittima. Poco prima della telefonata alle forze dell’ordine, al culmine di un diverbio, aveva aggredito e ucciso con l’utensile da giardinaggio Beghetto, apicoltore, padre di due figli e assessore del paese al quale era sempre stato molto affezionato (anche se originario di Usmate Velate, in Brianza, e residente in altra provincia) e dove era molto conosciuto.

Per Biffi è scattato immediatamente l’arresto. Nel primo interrogatorio davanti al pubblico ministero si era mostrato collaborativo, assumendosi la responsabilità del delitto di cui aveva fornito la propria versione. La sentenza di primo grado, arrivata dopo una brevissima camera di consiglio, aveva stabilito anche il diritto a un risarcimento liquidato in via equitativa per la cifra di circa un milione di euro a favore della vedova e dei due figli della vittima, assistiti dall’avvocato Massimiliano Tebaldi. Ora, una volta depositati i motivi d’Appello, si aspetta la fissazione del processo di fronte al tribunale milanese, previsto verosimilmente per il prossimo autunno.

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