
Cronaca / Lecco città
Lunedì 19 Maggio 2025
Caso Giovenzana: chiesti 4 anni di carcere per gli amministratori
Per i magistrati, l’azienda di Santa maria Hoé aveva spostato la sede legale nei Paesi Bassi in modo da massimizzare i profitti. Pochi giorni fa lo sciopero dei dipendenti
Santa maria hoé
Gli affari in Italia, a partire dalla sede operativa in provincia di Lecco, e la sede legale ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, nel tipico schema del cosidetto Dutch Sandwich (il panino olandese, appunto): uno strumento tipico per spostare i profitti in paesi a regime fiscale favorevole.
Un sistema ripercorso a palazzo di giustizia, dove, davanti al giudice Angelo Parisi, è stata chiesta dal magistrato della procura europea Gaetano Ruta la condanna a quattro anni e la confisca della somma di oltre nove milioni di euro nei confronti dei due amministratori della “Giovenzana international B.V.” di Santa Maria Hoè, azienda fondata nel 1952, attiva nel commercio di prodotti elettrici: Massimo Giovanzana e Paolo Cavadini.
Un’impresa, tra l’altro, finita nei giorni scorsi all’attenzione delle cronache per l’agitazione di una quindicina di lavoratori, tra operai e impiegate, che hanno incrociato le braccia a fronte dell’allarmante comunicazione apparsa sulla bacheca aziendale dove si annunciava che lo stipedio di aprile sarebbe stato rinviato a data da destinarsi.
Secondo le accuse, che a gennaio 2023 avevano fatto scattare il blitz della Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della procura europea, gli imputati avrebbero evaso dieci milioni di euro ponendo la sede fittizia di una delle proprie società ad Amsterdam. In virtù di questa contestazione era scattato all’epoca il “congelamento” di beni fino a un valore superiore ai dieci milioni di euro, di cui ora è stata chiesta la confisca.
L’indagine era iniziata nel 2019, a seguito di una verifica fiscale nei confronti della società della Brianza lecchese, attiva appunto nel settore dei componenti elettrici per l’automazione. Secondo gli investigatori, avrebbe abusato di una sede estera fittizia, posta in Olanda, per commercializzare i propri prodotti all’interno del territorio italiano, fingendo in questo modo, fraudolentemente, che la merce fosse destinata ad altri stati membri dell’Unione Europea e, quindi, esente da Iva.
L’indagine avrebbe dimostrato che la sede reale della società - cioè la cosiddetta “sede di direzione effettiva” si trovava in provincia di Lecco e non nei Paesi Bassi. La società è sospettata di utilizzare un meccanismo di evasione fiscale internazionale. Inoltre, si ritiene che la società con sede fittizia ad Amsterdam abbia creato un sistema societario complesso, in cui era controllata da una holding registrata nelle Antille olandesi, quindi in un regime fiscale preferenziale, e poi da un’altra società anch’essa apparentemente con sede in Olanda. Un tipico caso di “esterovestizione”, è stato detto nel corso del processo davanti al giudice Parisi, di fronte al quale i due si professano estranei alle accuse. Il procedimento è stato rinviato a giugno. Pochi giorni fa, davanti ai cancelli i lavoratori hanno indetto uno sciopero, dopo che ai rappresentanti sindacali, secondo quanto riferito, non era stata data alcuna rassicurazione sui tempi del pagamento.
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