Morti sul lavoro: quattro vittime nel primo semestre dell’anno nel lecchese

La Lombardia è ancora la regione con più decessi sul lavoro. Lecco è tra le province a rischio secondo l’Osservatorio Vega: quattro vittime e oltre 1.700 infortuni in sei mesi. Uil e Cisl chiedono risorse e controlli

Lecco

La Lombardia resta la regione con il più alto numero di vittime sul lavoro. Nei primi sei mesi del 2025 i decessi registrati sono stati 78, e tra le province a rischio elevato spicca anche Lecco, in zona rossa secondo l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega. Con un’incidenza di mortalità pari a 14 ogni milione di occupati, Lecco è tra le realtà più colpite insieme a Bergamo, Brescia, Como e Cremona.

Nel Lecchese, nei primi sei mesi dell’anno, si contano quattro decessi sul lavoro e oltre 1.747 denunce totali di infortunio, in discesa del 2,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Numeri che mostrano quanto sia ancora fragile il tema della sicurezza, anche in territori a forte vocazione industriale come il nostro.

«L’infortunio sul lavoro non è mai un fatto isolato, né una semplice fatalità che colpisce un singolo lavoratore – commenta Dario Esposito, coordinatore Uil Lario – è, al contrario, la spia evidente di un sistema che ha smesso di considerare la sicurezza come bene collettivo. Ogni incidente sul lavoro è il riflesso di una rete di tutele indebolite, di uno Stato sociale sempre più eroso, di una responsabilità collettiva che si sta sgretolando».

I numeri parlano chiaro: le risorse destinate alla sicurezza sono inadeguate, e le strutture pubbliche, come l’Ispettorato del lavoro, sono lasciate in condizioni operative minime. Una sede territoriale che deve coprire tre province è l’emblema di uno Stato che arretra dove invece dovrebbe presidiare.

«La Uil – prosegue Esposito – lo ribadisce con forza: ciascun attore del sistema deve assumersi le proprie responsabilità. Le istituzioni locali devono garantire infrastrutture e mobilità sicure, a tutela anche degli infortuni in itinere. Il Governo deve smettere di incentivare aziende che applicano contratti “dumping”, che spesso significano meno formazione, meno diritti e più rischi. Premiare le imprese virtuose non è solo giusto: è necessario per un mercato davvero concorrenziale. Serve una svolta culturale: la sicurezza sul lavoro non è un costo, ma un investimento sulla qualità della nostra società. È una sfida collettiva che ci riguarda tutti».

«È drammatico che nel 2025 si muoia ancora di lavoro» afferma Roberto Frigerio, componente della segreteria Ust Cisl Monza Brianza-Lecco con deleghe alla sicurezza. Le norme ci sono, ma spesso non vengono rispettate e il personale ispettivo è insufficiente.

Per Frigerio serve una vera cultura della sicurezza, condivisa da imprese e lavoratori: molti infortuni avvengono per eccessiva confidenza con le mansioni, soprattutto tra i 45 e i 55 anni. A Lecco, quest’anno, quattro casi mortali sono avvenuti in occasione di lavoro, compresi i tragitti casa-lavoro.

«Ogni anno ripetiamo le stesse raccomandazioni, ma famiglie e lavoratori pagano conseguenze gravissime, anche per tutta la vita. La formazione non può essere un semplice adempimento burocratico, ma un impegno reale e continuo», sottolinea Frigerio.

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