Paolo Ponta, da Piacenza a Lecco: il nuovo prefetto si presenta

Il rappresentante del governo sul territorio, con una solida formazione giuridica, si è detto pronto a servire la comunità e affrontare le sfide del territorio, Olimpiadi incluse

Lecco

Si è dichiarato «appassionato di storia» e, per quanto riguarda in particolare Lecco e provincia, «dei luoghi manzoniani e delle montagne che la circondano». Paolo Ponta, piemontese di Novi Ligure, in provincia di Alessandria, è il nuovo prefetto di Lecco. Arriva in riva al lago dopo aver rivestito lo stesso ruolo a Piacenza. Dopo aver preso contatto con gli altri rappresentanti delle istituzioni, si è detto «entusiasta» del nuovo incarico e pronto a servire la comunità, oltre che «a venire incontro alle esigenze del territorio». «Ho conosciuto Lecco in passato, ma in veste di visitatore, ero interessato alla sua storia, legata soprattutto ai luoghi che hanno ispirato Manzoni, ora ho avuto il piacere di ritrovarla, una città elegante e pulita, con una nuova vocazione turistica, non più soltanto industriale», ha detto durante un incontro con la stampa locale. Classe 1964 e formazione giuridica alle spalle, Ponta è sposato e ha una figlia. Piemontese di provincia e grande tifoso del Torino («passione ereditata da papà»), nonché appassionato escursionista, impaziente di poter conoscere, «tempo permettendo», le montagne locali.

Ora, dunque, per Ponta è tempo per il nuovo incarico istituzionale in corso promessi sposi, con le relative sfide che offre il territorio, l’esigenza di sicurezza, «che deve essere reale e non solamente percepita», il contrasto e la guardia «sempre alta» contro le infiltrazioni della criminalità organizzata e infine il nodo delle Olimpiadi invernali, con le sue implicazioni sul territorio soprattutto sul piano degli spostamenti. «Lo Stato siamo noi – ha detto – le istituzioni e i singoli cittadini, tra i quali deve esistere una collaborazione. La Prefettura, in questo senso, ha un ruolo di ‘centro di facilitazione istituzionale’ tra i Comuni, gli enti e i gestori dei servizi pubblici».

Tra i temi affrontati, è centrale quello della pubblica sicurezza: «I dati ci dicono che i reati in questa Provincia sono in calo, un territorio tranquillo, insomma, ma c’è un aspetto che non va assolutamente ignorato: la criminalità sembra oggi più vicina alle persone, per via del suo mutamento. Ogni cittadino ha il diritto di sentirsi al sicuro quando esce per le strade della città o del suo paese, di giorno e di notte. Noi continueremo a lavorare insieme alle forze dell’ordine con pattugliamenti, servizi di ordine pubblico e tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione; ai cittadini chiediamo di essere i nostri occhi: denunciare resta un dovere fondamentale». Il fenomeno mafioso, infine, ha sì cambiato faccia («oggi il mafioso non è certo quello con la lupara e il fucile a tracolla, ma veste in giacca e cravatta e manda i figli nelle università più prestigiose d’Italia e del mondo»), ma non per questo è da considerarsi meno pericoloso di prima.

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