
Cronaca /
Sabato 26 Luglio 2025
Riforma della giustizia, l’Anm Lecco non ci sta: «Pericolo per la democrazia»
Colasanti: «La nostra non è una mobilitazione politica, ma culturale»
Lecco
La premessa: «La nostra non è un’opposizione politica, non è una posizione preconcetta contro il Governo, ma la sensazione della stragrande maggioranza dei magistrati è che questa riforma sia un pericolo per la democrazia stessa». Prosegue il percorso di approvazione della legge di riforma costituzionale sulla giustizia. Nei giorni scorsi il via libera del testo arrivato dal Senato: separazione delle carriere, ‘sdoppiamento del Csm’, la nuova Alta corte disciplinare. Previste in autunno le letture confermative dei due rami del Parlamento, prima del referendum che dovrebbe svolgersi nel 2026.
Contraria l’Associazione nazionale magistrati, la cui preoccupazione viene condivisa anche dal giudice Dario Colasanti, rappresentante della sottosezione lecchese dell’Anm. «La nostra è una mobilitazione culturale, per informare i cittadini». L’accusa rivolta più spesso alle toghe, invece, è di fare politica: «La Corte europea dei diritti uomo ha affermato che non solo il magistrato ha diritto, ma ha il dovere di prendere posizione, laddove le riforme possano determinare dei pericoli per la tenuta dello stato di diritto; quella in atto è una riforma della magistratura, non della giustizia. Non riguarda le norme, ma l’assetto e il ruolo di chi esercita la funzione giurisdizionale».
Punto più dibattuto è quello sulla separazione delle carriere tra pm e giudici: «Il pericolo fondamentale è la perdita indipendenza e serenità sia della magistratura requirente, ma anche di quella giudicante nei confronti della politica. Nelle altre nazioni il collegamento dell’accusa con l’esecutivo, e il condizionamento delle indagini stesse da parte della politica, rappresenta la norma. Siamo sicuri di volere questo anche in Italia? La separazione delle carriere è il presupposto di questo cambiamento. Il pm staccato dal giudice pensa solo in termini di accusa, il suo scopo diventa cercare una condanna, non la verità. Il cittadino si sente tutelato da un pm che ragiona come un poliziotto? La soluzione non è separare le carriere, ma semmai prevedere che per esercitare la funzione di pubblico ministero si debba prima avere avuto un’esperienza come giudice». Sui nuovi meccanismi di composizione del Csm: «Si prevede il sorteggio, ma da una parte c’è quello dei membri togati, dall’altra abbiamo delle short list di soggetti scelti dalla politica, che non è il male assoluto, ma così sarà inevitabile l’influenza delle logiche di partito».
I sostenitori della riforma si scagliano contro le degenerazioni correntizie in seno alla magistratura. «Sono uno scandalo. Ma si stanno imponendo, faccio l’esempio del consiglio giudiziario di Milano, delle nuove esperienze che rappresentano la rottura verso le logiche correntizie». In generale, a prescindere dai temi della riforma, si rimprovera una certa lontananza dei giudici dai cittadini: «Da settembre in poi, come Anm Lecco, organizzeremo vari incontri per rendere i cittadini più consapevoli su molte questioni, cominceremo parlando della crisi stato di diritto in Europa e America».
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