Traffico di cocaina nell’hinterland milanese, indagato anche un lecchese

L’inchiesta, partita da un sequestro a Vimodrone, ha portato a sette indagati per presunto spaccio di cocaina, soprattutto tra italiani e romeni.

Lecco

Un chilo di cocaina e la somma contante di 279mila euro scoperti dai carabinieri nell’hinterland milanese. Un’inchiesta, quella condotta dalla procura di Monza, che parte da questi sequestri effettuati a Vimodrone, nella parte orientale del circondario del capoluogo di regione, e che coinvolge, almeno nell’elenco delle persone iscritte nel registro degli indagati, anche il 48enne Dario Pugliese, originario di Lecco, anche se con residenza ufficiale in provincia di Reggio Calabria. L’uomo figura tra i sette indagati dai magistrati brianzoli per un presunto traffico di coca che coinvolge prevalentemente soggetti romeni e italiani.

Va detto che, a fronte di una richiesta di misura cautelare in carcere avanzata dal pm Sara Mantovani, il Gip di Monza ha deciso di non accogliere l’istanza per mancanza di gravi indizi di colpevolezza in relazione all’ipotesi di reato formulata dagli inquirenti. Questa riguarda la cessione di un quantitativo imprecisato di cocaina, che sarebbe avvenuto nell’agosto di due anni fa a Vimodrone tra lui e altri due personaggi: i romeni Andrei Radu Tataru e Cristinel Balint. Quest’ultimo, 47 anni, nato in Romania, è destinatario invece di ordinanza restrittiva in carcere assieme all’altro indagato Ivan Buzduhan, ucraino.

Il magistrato, tuttavia, evidenzia come l’adozione della misura cautelare nei confronti di questi due abbia come “conseguenza più che verosimile l’impossibilità per gli altri indagati (compreso il lecchese Dario Pugliese ndr) di proseguire nelle attività delittuose”. L’indagine parte dalla scoperta di un chilo di coca, e dal successivo ritrovamento dell’ingente somma di contanti in capo a Balint. Gli accertamenti si estendono ad altre persone, compreso Pugliese e la 33enne romena Diana Sirbu, residente ufficialmente in provincia di Como, a Turate, ma con domicilio a Milano, essendo la compagna dell’altro indagato Andrei Tataru. Anche per la donna è stata chiesta la misura cautelare, anche se più blanda (l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) ma il tribunale non ha riconosciuto gli estremi per la concessione della stessa.

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