
Cronaca / Morbegno e bassa valle
Mercoledì 06 Agosto 2025
Caso Molinari: la perizia lo dichiara capace di intendere e volere
Secondo la valutazione psichiatrica disposta dal tribunale, Fabio Molinari era capace di intendere e di volere al momento dei fatti contestati ed è idoneo a sostenere il processo. La decisione attesa nell’udienza del 19 settembre

Sondrio
Fabio Molinari, 47 anni, di Lovere (Bergamo), già direttore dell’Ufficio scolastico provinciale di Sondrio dal 2018 fino allo scoppio dell’indagine a suo carico e a carico di altri 32 imputati per fatti connessi alla gestione del proprio ufficio, è stato dichiarato capace di intendere e di volere, di partecipare al processo, ed è stato appurato anche il nesso fra il disturbo narcisistico di cui ha asserito di soffrire e i fatti commessi. Nel senso che il disturbo, per il perito nominato dal giudice delle udienze preliminari, ha costituito «la spinta principale a compiere atti fraudolenti, ma non ha compromesso in maniera significativa la sua capacità intellettiva, volitiva e di scelta».
Queste le conclusioni cui è giunta Rossana Eugenia Botti, psichiatra e criminologa, con studio a Seregno (Monza Brianza), nominata perito da Fabio Giorgi, giudice per le udienze preliminari che ha in carico il poderoso fascicolo fatto di pagine e pagine e forte di 168 capi di imputazione, 108 parti offese e 33 imputati a vario titolo chiamati a rispondere di peculato, concussione, turbata libertà degli incanti, induzione indebita e dare o promettere utilità.
Il perito Botti ha iniziato ad esaminare l’imputato numero uno, Fabio Molinari, nel proprio studio, il 7 aprile scorso, alla presenza anche del perito di Molinari stesso, lo psichiatra Mario Ballantini, e del consulente dell’unica parte civile costituitasi, Maurizio Robustelli Della Cuna, e dopo diversi incontri e la sottoposizione dell’imputato a test specifici, è emerso un quadro in base al quale Molinari è capace di intendere e volere e può stare al processo.
Ballantini non si è detto del tutto d’accordo con questa tesi, perché a suo avviso il disturbo narcisistico avrebbe reso Molinari parzialmente incapace, pur non annullando totalmente la sua libertà di scelta e di volontà, mentre d’accordo in toto con il perito del Tribunale si è detto Robustelli Della Cuna.
«Le conclusioni del perito del Tribunale ci soddisfano pienamente perché nessuna scriminante in ordine alla capacità di intendere e volere e di stare al processo è stata posta in capo a Fabio Molinari - dice Valeria Morales Sosa, avvocato di Cristina Paravicini, all’epoca dei fatti impiegata all’istituto comprensivo Damiani 2 di Morbegno, e unica parte civile costituitasi a processo nei confronti di Molinari stesso e dell’allora sua preside Maria Rita Carmenini -, e alle stesse conclusioni è giunto anche il perito di parte da noi nominato. Ora confidiamo nella prosecuzione del procedimento fino al completo accertamento della verità».
Si tornerà in aula il 19 settembre prossimo, alle 10, per la discussione della perizia e per dar corso alla nona udienza preliminare di un procedimento che si annuncia infinito e che ha già visto la richiesta di accesso a diversi riti alternativi.
In particolare, due sono state le richieste di patteggiamento formulate dalle difese di due giovani della bergamasca e del bresciano, cinque quelle di rito abbreviato, di cui due formulate dalle difese dei presidi Maria Rita Carmenini, all’epoca in servizio al Damiani 2 di Morbegno e oggi sospesa da incarichi dirigenziali nel mondo della scuola, e Maria Pia Mollura, all’epoca dei fatti preside dell’istituto Paesi Orobici e oggi in pensione.
Ci sono poi altri tre presidi coinvolti nel procedimento che non hanno fatto richieste di riti alternativi per cui, per loro, il procedimento prosegue per via ordinaria e si tratta di Bruno Spechenhauser, all’epoca in servizio all’istituto di istruzione superiore Alberti di Bormio e molto sostenuto dalla comunità scolastica di appartenenza, Raimondo Antonazzo, all’epoca in servizio al comprensivo di Ponte in Valtellina e sempre presente ad ogni udienza, e Michele Muggeo, operativo all’epoca all’Cpia (Centro provinciale istruzione adulti) e oggi in pensione. Sono 17, infine, le richieste di messa alla prova, tutte accettate dal giudice Giorgi che emetterà un’ordinanza ad hoc, ammissiva, in separata sede.
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