Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 26 Novembre 2025
Frontalieri, braccio di ferro su sanità e Naspi: scatta la vertenza
Dopo mesi di trattative infruttuose, i sindacati passano alle vie legali contro la tassa sulla salute e per sbloccare l’indennità di disoccupazione.
Sondrio
Le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil frontalieri, unitamente ai colleghi svizzeri di Unia e Ocst, hanno deciso per la linea dura. Dopo mesi di trattative che non hanno sortito gli effetti sperati, all’indomani dell’ultima tornata di assemblee sindacali svoltesi, per la provincia di Sondrio, a Tirano e a Chiavenna, hanno deciso di adire le vie legali.
In primis su quella che considerano, a tutti gli effetti, una tassa della salute, ovvero il prelievo pari al 3% del reddito dei lavoratori frontalieri, che intende attuare Regione Lombardia per garantire un aumento di stipendio ai lavoratori della sanità di confine evitandone la fuga verso la Confederazione elvetica.
Un provvedimento che ha incontrato sempre la massima contrarietà dei sindacalisti ora determinati a ricorrere alla Corte Costituzionale.
«Se da un lato non vogliamo rinunciare alla speranza di un ripensamento in extremis – dicono i rappresentanti sindacali in una nota – dall’altro occorre che si agisca affinché ove non abbia a prevalere la ragione sia il diritto a farsi sentire».
Per le parti sindacali, quindi, «serve l’avvio del ricorso – dicono – non appena sarà possibile, per determinarne l’incostituzionalità e abrogarne gli effetti in via definitiva e serve anche l’avvio di una vertenza legale per rendere esigibili i diritti acquisiti nell’accordo sindacale del 2020, sulla nuova Naspi (nuova assicurazione sociale per l’impiego), cioè l’indennità di disoccupazione, e mai attuati».
Se fino ad ora, quindi, le parti sindacali hanno atteso, hanno trattato, sperando di poter arrivare ad una definizione delle questioni sul tappeto senza dover necessariamente ricorrere alle pur lunghe e costose vie legali, pare che non ci sia altra strada da percorrere se non questa, dal momento che la situazione si è fatta stagnante.
«Serve anche un’ultima chiamata alla responsabilità della politica che governa le Regioni – dicono – fatta di maggioranze attraversate da posizioni spesso articolate, affinché si esprima in modo chiaro sulle proprie intenzioni e ultimo, ma non ultimo, serve la ripresa dei lavori del tavolo interministeriale di Roma per affrontare tutti i problemi rimasti senza soluzione e le tante questioni interpretative emerse in seguito all’applicazione del trattato internazionale e del cosiddetto decreto Omnibus per i lavoratori transfrontalieri», cioè quelli che non sono trattati come vecchi frontalieri per il solo fatto di non risiedere a ridosso del confine del Cantone in cui operano e, per quanto ci riguarda, ad essere coinvolti sono circa 500 lavoratori che raggiungono ogni giorno il Ticino dalla bassa Valtellina e dalla Valchiavenna.
Secondo le parti sindacali non vi sarebbe alcuna necessità di ricorrere ad un nuovo prelievo fiscale, ad una tassa, così la definiscono (mentre il legislatore regionale parla di contributo) per aumentare gli stipendi al personale sanitario, perché basterebbe attingere «dalla mole di ristorni dei frontalieri che già giungono nelle casse dello Stato e degli enti locali al riguardo. Si parla di 128 milioni nel 2024, una cifra record. Che bisogno c’è di introdurre nuovi balzelli? Non si capisce. Una quota parte di questa grossa cifra potrebbe essere dirottata sulla sanità, se si ritiene che sia una misura necessaria».
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