Montagna in Valtellina, Enpa condannata per il disturbo dei cani: minacce online contro chi ha denunciato

Salite a quota 9mila le firme raccolte per sostenere la struttura zoofila di Busteggia. Disposizioni del giudice per ridurre il rumore. Intanto sui social si è scatenato un odio assurdo

Montagna in Valtellina

Realizzare barriere fonoassorbenti che possano contenere le immissioni generate dall’abbaiare dei cani entro la soglia di tollerabilità, a tutela del vicinato.

L’ente deve ridurre le presenze degli animali ed eseguire lavori

In sintesi è quanto deciso lo scorso 4 agosto da un giudice del Tribunale di Sondrio nei confronti della sezione provinciale di Enpa, cui si ordina «di ridurre a cinque il numero di cani ospitati, di non utilizzare le gabbie situate sul fronte sud della stessa - cioè della Struttura zoofila di Busteggia gestita dal sodalizio, al centro della vicenda giudiziaria -, salvo che vengano realizzate opere e adottate misure idonee a contenere le immissioni entro la soglia di normale tollerabilità (da documentare con collaudo finale)» testualmente si legge nell’ordinanza.

Controversia

Un caso finito al centro di una controversia giudiziaria, che in questi giorni ha sollevato da una parte un’ondata di solidarietà per Enpa - oltre 9.000 firme per la petizione online su Change.org - ma, dall’altra, anche un clima velenoso di odio e intolleranza.

Una violenta reazione esplosa online: decine di insulti, minacce e auguri di morte rivolti a chi ha denunciato i disagi acustici causati dalla Struttura. Un tam-tam sui social che ha trasformato l’empatia per gli animali in odio verso le persone, deriva, da cui occorre prendere le distanze.

La giustizia si è espressa, e il rispetto delle decisioni dei giudici dovrebbe essere il primo passo per affrontare civilmente le controversie. Anche quando ci si trova in disaccordo. Come si evince dall’ordinanza, in cui si ripercorrono le tappe della vicenda iniziata tre anni fa. La Struttura, autorizzata a ospitare fino a 16 cani, è finita sotto accusa a seguito delle lamentele delle persone che abitano nel vicinato. Secondo poi la denuncia di una vicina, i latrati dei cani avrebbero superato la soglia della normale tollerabilità, rendendo impossibile la vita quotidiana all’interno della sua abitazione: impossibilità a dormire, a svolgere attività domestiche e a godere della quiete della propria casa.

Il giudice, dopo aver disposto una lunga istruttoria, tra cui una consulenza tecnica d’ufficio, ha riconosciuto la fondatezza delle doglianze. Nell’ordinanza si legge chiaramente che le immissioni acustiche superano la soglia della normale tollerabilità, sia in orario diurno che notturno, come documentato dal Ctu (Consulente tecnico d’ufficio) e confermato dalle testimonianze raccolte.

La disposizione

Per questo motivo, è stato ordinato a Enpa di ridurre temporaneamente a cinque il numero di cani presenti, utilizzare esclusivamente le gabbie più lontane dall’abitazione (quelle a nord e ovest per intenderci) e realizzare le barriere fonoassorbenti. Solo con queste misure sarà possibile ritornare ad un numero maggiore di cani.

Come si legge nel provvedimento, «devono essere contemperati gli interessi pubblicistici di protezione del benessere animale affidati a Enpa con quelli della quiete domestica e del diritto alla salute dei residenti». Nessuna delle due esigenze può essere ignorata.

È evidente che il cuore della questione non è l’esistenza del canile - che svolge un servizio pubblico riconosciuto e insostituibile basato solo sul volontariato -, bensì la necessità di mitigare gli effetti collaterali della sua attività su chi vive nelle immediate vicinanze.

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