Sondrio: Melavì, i debiti ammontano a 23 milioni

Crisi in Tribunale È la cifra indicata nella domanda di ammissione alla procedura di concordato semplificato. Dalla cessione dei beni della cooperativa si stima di ricavare 18 milioni, il piano adesso è al vaglio dei giudici

Sondrio

Nuovo capitolo nella crisi di Melavì. In precedenza, ad aprile, c’era stato il saldo degli stipendi agli occupati fissi, poi l’atteso annuncio del versamento di quelli di aprile il 21 maggio. Ma non sono stati questi gli unici snodi cruciali.

In caso di previsioni troppo ottimistiche è a rischio il concordato

Si pensi, ad esempio, alla partecipata assemblea dei soci svoltasi a Tovo Sant’Agata, poi gli incontri in Regione per cercare una soluzione condivisa con il mondo politico regionale, i passaggi per l’ottenimento della cassa integrazione, l’assemblea del sindacato con i lavoratori i cui posti erano e sono, a ragione, ritenuti seriamente in pericolo.

Ma adesso in tanti si stanno domandando, non solo nel mondo agricolo provinciale: come si sta muovendo la società che raggruppa i produttori delle pregiate mele della provincia di Sondrio, o quantomeno una significativa rappresentanza di essi, con tanti frutteti negli anni seguiti con tante attenzioni nei territori di Ponte in Valtellina, Villa di Tirano e Lovero? E il Tribunale del capoluogo valtellinese che provvedimenti assumerà?

I sindacalisti

«Quelli in Regione e in Tribunale sono passaggi fondamentali per il futuro di numerosi agricoltori e di un prodotto di qualità della filiera valtellinese», ripetono i sindacalisti che dall’inizio seguono da vicino la situazione sfociata nel dissesto attuale.

Lo scorso 8 aprile la cooperativa Melavì ha proposto domanda di ammissione alla procedura di concordato semplificato. Il Tribunale di Sondrio deciderà, se ricorrono i presupposti per l’ammissione o meno alla procedura, a metà ottobre.

Dal piano che è stato presentato di recente dalla società, il totale dei debiti accumulati risulta di quasi 23 milioni.

Creditori ipotecari

Lo scopo della procedura sarebbe quello di pagare i creditori attraverso la liquidazione, ossia la vendita, dei beni dell’azienda (tra cui diversi capannoni per lo stoccaggio e la lavorazione del prodotto), dalla cui cessione la stessa prevede di incassare circa 18 milioni. Si pagherebbero, dunque, i creditori ipotecari, ovvero le banche, mentre ai creditori ordinari sprovvisti di garanzie, che non hanno cioè alcun titolo per essere pagati con preferenza, sarebbe pagato solo il 20 per cento del loro credito.

Sembra, tuttavia, che questa previsione di realizzo, operata da Melavì e ora al vaglio dei giudici, sia molto ottimistica.

Gli immobili

In particolare, il piano prevede che dalla vendita degli immobili di proprietà si possano ottenere corrispettivi per circa 13 milioni di euro, ma tale importo non corrisponde alle valutazioni effettuate da un perito nominato dal Tribunale.

Altro introito importante deriverebbe, secondo le aspettative della società, dalla vendita dello stesso marchio Melavì, dalla cui alienazione la società stima di potere incassare 600mila euro, ma anche questa previsione dovrà essere attentamente vagliata dal Tribunale.

Se le stime di incasso previste dalla società per la vendita dei beni non verranno ritenute realistiche e non venisse assicurato a tutti i creditori almeno un modesto pagamento del loro credito, Melavì rischia seriamente di non essere ammessa al concordato e con ciò si aprirebbe lo scenario più fosco della liquidazione coatta amministrativa o della liquidazione giudiziale (ex fallimento).

Il Tribunale, inoltre, è anche tenuto a valutare se tutto l’iter procedurale che ha preceduto il concordato sia stato gestito dagli amministratori secondo “correttezza e buona fede”.

Molti soci, negli ultimi tempi, sono usciti dalla Cooperativa valtellinese manifestando forti malumori e, inoltre, tanti di loro lamentando di non essere mai stati coinvolti nelle scelte del percorso da seguire per uscire dalla crisi divenuta sempre più nera. Anche tale fatto potrebbe pesare sulla decisione che dovrà assumere il Tribunale.

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