«Ventole nei meleti per scongiurare i danni da gelo»

«Ho apprezzato che gli agricoltori si siano attivati per cercare una soluzione da proporre al pubblico e non, come successo in passato, di chiedere al pubblico di risolvere a loro il problema. I frutticoltori sono arrivati con una proposta per la quale chiedono il sostegno e devo dire che l’idea del sistema a ventola è molto interessante oltre che fattibile, perché può essere realizzata a step».

Lo dichiara Sandro Bambini, presidente di Coldiretti Sondrio e vicepresidente di Coldiretti Lombardia, riferendosi alla gelata che, a fine aprile, ha colpito 130 ettari di meleti da Sernio a Tovo Sant’Agata. Una ventina di frutticoltori ha scritto una lettera agli enti (Comunità montana di Tirano, Provincia di Sondrio, Coldiretti) chiedendo innanzitutto un sopralluogo per valutare l’entità del danno e, in secondo luogo, uno studio di fattibilità per una soluzione al problema. Se l’ipotesi di realizzare un impianto antibrina, sul modello di quello del consorzio Sponda soliva da Ponte in Valtellina a Tirano, non è fattibile per Bambini, da valutare con interesse, invece, quella di un sistema a ventola che riscalda l’aria evitando la gelata.

«È un’alternativa che sta venendo avanti da qualche anno nei vigneti in Francia – afferma Bambini -. Bisogna fare qualche approfondimento, ma mi sembra fattibile». Se l’investimento per 130 ettari è stimato in un milione e mezzo di euro e ogni ventola copre 7 ettari, con 100mila euro si potrebbe cominciare con 8 ettari nelle zone dove il gelo è più aggressivo per vedere come va. È chiaro che, trattandosi di una tecnologia nuova, occorre fare un test su una superficie campione per assicurarsi che funzioni bene».

Occorre, però, secondo Bambini che i frutticoltori facciano un passo in più. «L’anomalia dell’Alta Valle, se possiamo così chiamarla, è che la gestione dell’irrigazione attualmente è in capo alla Cm di Tirano che ne ha la facoltà, ma in nessun altro luogo si è vista una cosa del genere – dice il presidente -. In questi anni la Cm ha supplito, ma bisogna capire, nel momento in cui verrà ricostituito l’ente ora commissariato, se ci sarà innanzitutto la volontà politica di proseguire con un’attività del genere; altrimenti – ed è il consiglio che do - gli agricoltori dovranno organizzarsi in maniera collettiva. Il presupposto, anche per pensare ad un progetto a ventola, è che ci sia un ente o un consorzio che abbia caratteristiche sovra-aziendali per muoversi, formulare proposte, gestire questi apparati».

Bambini ritiene più difficile da realizzare un impianto antibrina sia per quanto riguarda l’ottenimento del rilascio di nuove concessioni di utilizzo dell’acqua, sia per la gestione stessa. «La superficie interessata dalla gelata è di 130 ettari, pari a quella che viene irrigata a Villa e Bianzone dove servono circa 1600 litri di acqua al secondo, il che vuol dire un tubo da un metro e mezzo di diametro che eroga acqua – riflette Bambini -. L’antibrina richiede un quantitativo importante di risorsa idrica che a Villa e Bianzone arriva a “caduta” da Somasassa, mentre per l’Alta Valle si dovrebbe immaginare di pompare l’acqua dal bacino di Sernio, sempre che si possa ottenerne la concessione, con costi improponibili». Il presidente Bambini conclude con l’impegno, come Coldiretti, a «promuovere un incontro nei prossimi giorni con le istituzioni (Cm, Provincia e Regione) con dati alla mano per formulare ipotesi e capire se c’è volontà di muoversi in tal senso. Non sono passaggi velocissimi, ma è un inizio».

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