
Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 18 Agosto 2025
Novate Mezzola, via libera del Consiglio di Stato al polo minerario nell’area ex Falck
Accolto il ricorso della società Novate Mineraria Srl. Annullate le prescrizioni per il rilascio del permesso di costruire. Rimane aperto il nodo del processo penale.
Novate Mezzola
Non se ne sentiva più parlare da oltre tre anni, ma la vicenda riguardante il progetto della società Novate Mineraria Srl sull’area ex Falck per trasformarla in un polo produttivo dedicato a ballast e conci da galleria non è finita. Lo dimostra la sentenza del Consiglio di Stato che ribalta quanto disposto dal Tar tre anni fa. Allora il Tribunale amministrativo aveva respinto il ricorso presentato dalla società contro gli atti della Comunità montana della Valchiavenna, per il mancato rilascio del permesso di costruire nell’ambito del progetto denominato “Parco minerario del San Fedelino”.
Una vicenda che risale all’ormai lontano 2017. L’autorizzazione dallo Sportello unico non era arrivata perché condizionata da alcune richieste che, secondo Novate Mineraria, non erano previste in precedenza. La società, nel rivolgersi alla magistratura amministrativa, aveva richiesto anche i danni, ma il Tar le aveva dato torto. Secondo il Tar le richieste, cioè la convenzione con il Comune e con Rte Ferroviaria Italiana, la consegna delle fideiussioni correlate e il rilascio da parte della Provincia di Sondrio dell’autorizzazione al prelievo di acque a uso industriale, rappresentavano una «puntuale applicazione sia di prescrizioni legali sia di impegni assunti dall’azienda all’atto della sottoscrizione dell’accordo di programma». Un pronunciamento che non riguardava il merito del progetto, molto contestato in valle, di riportare le attività produttive nell’area dell’ex stabilimento siderurgico di Novate Mezzola.
Tutto finito? Nemmeno per idea, perché ora il Consiglio di Stato ha dato ragione alla società e lo ha fatto, in una sentenza le cui motivazioni sono state depositate in queste settimane, dichiarando le prescrizioni illegittime. Le argomentazioni sono molto tecniche. In buona sostanza, lo Sportello unico per le attività produttive della Cm, una volta completato l’iter, non avrebbe potuto imporre altre prescrizioni per il rilascio del permesso di costruire. Ricorso respinto, invece, per la richiesta di danni. Alla Comunità montana spetterà solo rifondere le spese di giudizio al 50%, in totale 5000 euro. Cosa accadrà ora è difficile dirlo. Formalmente, una volta rilasciato il permesso di costruire la società non avrebbe ostacoli. Va ricordato che sul progetto c’è da anni un accordo di programma sottoscritto dagli enti. Però, tutta la vicenda è legata a doppio filo con il processo penale in corso davanti al Tribunale di Sondrio per la vicenda della bonifica dell’area dello stabilimento siderurgico e della discarica del Giumello.
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