Cronaca / Tirano e Alta valle
Venerdì 14 Novembre 2025
Grosio, la storia di Margherita:
95 anni e una vita all’asilo
La signora Besseghini ha dedicato la sua vita all’asilo di Grosio, cucinando per generazioni di bambini e vivendo con gioia il suo lavoro
Grosio
«Era il 1965, ero appena rimasta vedova e le sorelle Gilardi mi dissero di andare a lavorare in cucina nel loro albergo. Ci andai, ma poco tempo dopo una conoscente mi avvisò che cercavano la cuoca per l’asilo e così presi servizio». È iniziata in questo modo la lunga storia di amore fra la cuoca Margherita Besseghini, 95 anni compiuti l’8 novembre, e la scuola materna di Grosio: «Ho fatto un lavoro che ho sempre adorato in mezzo ai bambini. Mi è piaciuto davvero tanto: quando sulla strada da casa al lavoro mi avvicinavo a scuola il cuore mi si apriva».
A cucinare Margherita, 95 anni ma ottima salute tanto da poter andare ancora a “fare” fieno anche lungo gli scoscesi prati, autentici pendii, della Valgrosina, aveva iniziato presto fin da bambina: «Avevo otto anni, seconda di dieci fratelli, ho iniziato subito ad aiutare mamma e papà. Lo zio paterno, che è rimasto in Russia, diceva che qualcosa buttavo, ma ero solo una bambina di otto anni ai primi esperimenti». La tavola di famiglia era grande, ma la piccola Margherita non sapeva che l’attendeva una mensa ancora maggiore: «Nei primi anni di servizio erano un’ottantina i bambini e dovevo fare tutto da sola, anche le pulizie. Una giornata intensa dalle 8.30 alle 17 teoricamente, ma con le pulizie non si sapeva mai a che ora si sarebbe finito. Pulivo tutte le aule e il refettorio».
Mensa scolastica che Margherita gestiva come una massaia fa con la propria casa: «Salendo verso scuola passavo dal panettiere Gilardi e mi prendevo un borsone di pane. Anche per la carne decidevo io direttamente: andavo nella macelleria dei Pini “Pedusc”, per la frutta passava il grossista Flematti». Inizialmente prevedeva minestra e pasta, poi il menù si è completato: «Ci mandarono a fare un corso da un cuoco a Sondalo e poi venne ad aiutarmi Pia Di Cugno sul finire degli anni Sessanta. Il menù a quel punto si ampliò: il pollo, il polpettone, il budino». Erano gli anni di suor Raffaella, di una suora di Buglio in Monte, di suor Matilde e suor Lucia, «infine suor Bernarda che non faceva asilo, ma abitando nello stabile passava in cucina a prendersi da mangiare». Margherita ha visto crescere intere generazioni perché non se ne stava chiusa in cucina, ma aiutava in sala nella distribuzione dei piatti. A distanza di tanti anni si ricorda ancora di chi faceva i capricci e non voleva mangiare, dei mangioni, di coloro che facevano schiamazzi anche a tavola ed allora suor Matilde doveva ricorrere alle maniere forti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA