
Cronaca / Lecco città
Mercoledì 16 Luglio 2025
Frodi fiscali e riciclaggio, sequestri per 3 milioni: coinvolto anche il Lecchese
Operazione della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura di Milano: 32 indagati e beni sequestrati per 3 milioni di euro. Le attività illecite - fatture false, evasione e somministrazione illecita di manodopera - legate a due sodalizi criminali, si estendevano anche tra Lecco e Bergamo
Lecco
I Finanzieri della Compagnia di Cernusco Lombardone, all’esito di complesse investigazioni coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 32 soggetti indagati, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari. Le accuse riguardano utilizzo ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione, occultamento e distruzione di documenti contabili, riciclaggio. Contestualmente, è stato eseguito un sequestro preventivo di beni del valore di circa 3 milioni di euro.
I soggetti destinatari del provvedimento sono emersi nell’ambito di un’attività investigativa «coordinata dalla predetta A.G. milanese e svolta unitamente al G.I.C.O. del Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Milano» nei confronti di un’organizzazione criminale composta da soggetti calabresi «contigui a varie cosche della ‘ndrangheta», dedita al traffico di sostanze stupefacenti.
Le indagini eseguite dalle Fiamme Gialle di Cernusco hanno fatto emergere l’esistenza di due distinti sodalizi criminali dediti alla commissione di reati tributari: il primo operava tra le province di Lecco e Bergamo, il secondo in quella di Milano.
Nel primo gruppo, «società di comodo operanti nel settore pubblicitario» emettevano fatture per operazioni “oggettivamente” inesistenti in favore di clienti che, «una volta effettuato il pagamento, ottenevano la restituzione della somma di denaro in contanti, decurtata, oltre dell’IVA, anche di una percentuale dovuta all’organizzazione che si aggirava attorno al 10%». I proventi illeciti venivano poi trasferiti «mediante bonifici, ad altri soggetti della compagine criminale, i quali provvedevano al prelievo in contante del denaro per il successivo reimpiego».
Il secondo gruppo aveva creato «numerose società cooperative al fine di fornire illecitamente ‘lavoratori’ in favore delle imprese committenti», dissimulando «attraverso fittizi contratti d’appalto per prestazioni di servizi, somministrazioni irregolari di manodopera». Il meccanismo permetteva di “lucr[are] sul mancato pagamento delle imposte (dirette ed indirette), delle ritenute da lavoro dipendente e dei contributi previdenziali ed assicurativi».
Complessivamente le fatture emesse per operazioni inesistenti sono risultate ammontare a «oltre 15 milioni di euro, con un’evasione delle relative imposte (IVA e IRES) per circa 5,3 milioni di euro».
Gli elementi raccolti hanno permesso alla Procura di richiedere il sequestro di beni per equivalente. Il G.I.P. di Milano, accogliendo l’istanza, ha emesso un decreto di sequestro preventivo a carico delle «13 società coinvolte e, in subordine, dei suoi amministratori». Le Fiamme Gialle hanno quindi eseguito «oltre 30 perquisizioni presso le società e i soggetti indagati» e il sequestro dei beni per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro.
«Gli esiti dell’attività investigativa costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato dalla Guardia di Finanza, in stretta sinergia con l’Autorità Giudiziaria, per la tutela dei cittadini onesti e dei contribuenti rispettosi delle regole», si legge nel comunicato. «Un’azione volta alla repressione delle frodi fiscali e al contrasto al fenomeno del riciclaggio, in grado di inquinare l’economica legale e di alterare le condizioni di concorrenza».
La diffusione del comunicato stampa è stata autorizzata dalla Procura della Repubblica di Milano «ritenendo sussistente l’interesse pubblico all’informazione con particolare riferimento al contrasto dei reati tributari e del riciclaggio». Resta però ferma la presunzione di non colpevolezza delle persone sottoposte a indagini preliminari, da reputarsi innocenti fino alla eventuale sentenza di condanna divenuta irrevocabili.
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